Bentrovati con il nostro appuntamento dedicato alle pagelle di Sanremo: tutti, ma proprio tutti, sono sotto mirino e non ci lasceremo sfuggire niente. A fine serata (e che serata!) ho raccolto opinioni e pensieri, ed eccoli qua, tutti per voi.
Ron, L'ottava meraviglia = riascoltando il brano, le emozioni si irrobustiscono nutrendosi della grande semplicità del testo, ovattato come una poesia e dolce come un classico destinato a comporre i cult del repertorio del rosho. C'è crescita. 7.5
Chiara, Nessun posto è casa mia = l'abito le fa risaltare l'opacità del cuoio capelluto, e anche lei, frastagliata nel fascio di luce che spunta alle spalle, sembra dover chiudere il sipario da un momento all'altro. Come a una bimba prodigio che ha fatto un pasticcio, verrebbe voglia di abbracciarla. Il brano, purtroppo, neanche a volergli conferire il merito della presenza di una signora voce, non riesce a schiodare un'emozione. 5
Samuel, Vedrai = senza sorpresa, scopriamo che il brano non è riuscito a tonificarsi a sufficienza per reggere il paragone con la discografia dell'autore. Incompleto, volatile, né il testo né la melodia sembrano voler lasciare una scia di significato. Una sufficienza con riserve, perché i meriti sono dalla sua, ma in questo caso peggiorano le cose. 6
Albano, Di rose e di spine = spompato, cedevole persino nel suo punto di forza che è il cantato a grande fiato. Riporta il Festival indietro di vent'anni, senza eguagliare i picchi migliori, senza avere l'umiltà di mettersi da parte. 4.5
Ermal Meta, Vietato morire = ancora più deciso, più sregolato, più a suo agio, sembra proprio voglia portarsi a casa la vittoria del Festival. Il brano è una canzone completa, sapientemente interpretata e orgogliosamente indossata. Auguriamoci non diventi solo uno spot progresso: è già di per sé molto di più. 8.5
Crozza= spietato, irriverente, rimescola nel macinapepe Arisa, Renzi, sbeffeggia i conduttori, i dati auditel, finalmente si muove lungo il corridoio del suo enorme talento. Bentornato a casa, Maurizio. 8.5
Michele Bravi, Il Diario degli errori = il suo cantato è modulato, la presenza scenica vellutata, e questi potrebbero essere carte a sua vantaggio. Alla seconda prova, complice forse il riascolto, il brano risuona come una potenziale hit indie in stile Sam Smith. Sopravviverà in radio? È giovane, glielo auguriamo, così come gli auguriamo di afferrare la maniglia dell'arditezza, con quella voce può arrampicarsi su muri più interessanti. 7
Malika Pellegrinelli = Conti è costretto a farle da scaldapubblico, nessuno si accorge di niente, e in effetti niente sembra essere successo. Voto? Boh
Fiorella Mannoia, Che sia benedetta = migliore della performance rompighiaccio, si riappropria del palco come del salotto di casa. Il pezzo è stato scelto a pennello, è suo e suo soltanto, e tracimando lascia un grande conforto. La consapevolezza che il bel canto all'italiana non deve per forza passare per le sottane delle mummie. 9
Clementino, Ragazzi fuori = si arrabbia, lancia il cuore come un boomerang, sembra di avvertire le increspature del suo rap, solitamente di grande forgiatura.Il brano non decolla, nemmeno incattivendo il tono della voce. Ma una pacca sulle spalle e una stretta di mano tocca darglieli. 5
Lodovica Comello, il cielo non mi basta = non si eleva, non carbura, semplicemente: non è all'altezza di Sanremo. Il brano è scialbo, e lei si ostina ad essere accademica, quasi didascalica, quasi un tassello itinerante della scenografia. 4
Gigi D'Alessio, La prima stella = riciclare i brani giudicati "vincenti" della propria carriera continua a sembrarmi una mossa vile e poco creativa, strategicamente vincente, forse, ma pur sempre noiosa e mortificante. Questa performance aggiunge qualche picchio sguaiato al grigiore, ma siamo lontani dall'accettabilità. 4
Virginia Raffaele= magistrale nella sua bravura, non c'è mai occasione di non riuscire a imitare evidenziando pregi e difetti del malcapitato. La sua Sandra Milo è ugualmente giuliva e femme fatale. 8
Paola Turci, Fatti bella per te = guadagna punti, in veste Dickinsoniana, acquisce la grinta, distribuisce risolutezza con la professionalità di chi si è sudato attimo per attimo ogni centimetro di palco. 8
Marco Masini, Spostato di un secondo = proskynesis immediata per l'outfit, l'esecuzione è leggermente calante, ma l'intensità non è stata smarrita, il testo non molla la verve dell'esordio e piace sempre di più. 7.5
vittoria di Lele per la categoria GIOVANI = incommentabile e funzionale. 0
Francesco Gabbani, Occidentali's karma = ha già vinto, alla faccia di tutte le testate intellettuali che non sanno allaciare le stringhe di una riflessione e crollano miseramente nelle loro spiegazioni arzigogolate. Il tormentone c'è, e una volta tanto non è nonsense. Dategli l'Eurovision. 8.5
Michele Zarrillo, Mani nelle mani = ricorda di quando le cassette erano il massimo cui si poteva ambire in termini di qualità. Stona con l'oggi, terribilmente, come se al posto del balletto col gorilla dovessimo ora cantare della pummarola con la Laurito. 4
Bianca Atzei, Ora esisti solo tu = la commozione le incornicia il volto, e per delicatezza ricordiamo la passione furente fermandoci qui. Il brano continua a non convincere. 5
Giorgio Moroder = un Maestro vero, super chapeau! 9
Sergio Sylvestre, Con te = continuo a pensare che il brano sia totalmente fuori dalle sue corde, non valorizza nulla delle sue potenzialità. Lui non sa evidentemente imporsi. 5
Elodie, Tutta colpa mia = gli sprazzi di rosa non investono la platea. Rimane glaciale l'esecuzione, in pieno standard sanremese. Il brano è un fioco scarto della produzione della Marrone e non si avverte nemmeno difficilmente. Bisogna impegnarsi di più, e speriamo anche le vendite diano ragione. 4
Fabrizio Moro, Portami via = la canzone ha trovato la strada di casa di un interprete che non si è mai risparmiato e che è cresciuto di brano convincente in ballata struggente. In quest'edizione non ha avuto il solito coraggio, ma ll'usuale grinta talentuosa sì. E in fondo Sanremo è una vetrina promozionale, e dunque in bocca al lupo! 7.5
Giusy Ferreri, Fa talmente male = si potrebbe già archiviare come traccia da scavalcare nel nuovo album in uscita, il motivo è già stagionato, il ritornellonon incide, lei non sembra voler insufflare alcun entusiasmo. Peccato. 5
Alessio Bernabei, Nel bel mezzo dell'applauso = già detto ma mai abbastanza: non dovrebbe essere su quel palco, possono spingerlo quanto vogliono, ma quel che esce è stimolante quanto una fialetta puzzolente. 3
You must be logged in to post a comment Login