“Becker come Tom Becker di Holly e Benji”, intervista a David Boriani

David Boriani

Da poche settimane, sotto etichetta Giungla Dischi, è uscito "Becker" il primo lavoro solista del cantautore romano David Boriani. Sei tracce di pop delicato e sentito, prodotte da Daniele Sinigallia, che raccontano momenti diversi della vita del suo autore. 


Ecco cosa ci ha raccontato David…
 

 

Ciao David, ci racconti un po’ di te? Quando hai deciso di avvicinarti alla musica?
Mi chiamo David Boriani e sono “… quello che canta le proprie canzoni”. Il rapporto con la musica è iniziato presto. Essendo il più piccolo di un parentado numeroso di musicisti ho avuto sempre strumenti intorno e a portata di mano. Guardavo e ascoltavo i cugini più grandi suonare in sala. Non appena facevano una piccola pausa e lasciavano gli strumenti incustoditi coglievo l’occasione per mettermi a fare un po’ di rumore.

 

“Becker” è il tuo primo ep, come mai hai scelto questo titolo?
Volevo esprimere un senso di “non appartenenza” e per rendere questo concetto un po’ più fruibile e meno pesante ho deciso di chiamarlo come un grande filosofo. Sì, del calcio disegnato. Mi riferisco a Tom Becker personaggio e ala del cartone animato “Holly e Benji”. Come Becker ho girato parecchio con la mia famiglia e anche da solo, cambiando diverse volte città, casa e amici. Il significato si estende anche e soprattutto al mio modo di scrivere e comporre. Poche volte sono riuscito a collocare con precisione il genere musicale che faccio anche se riguarda una nuance pop ovviamente.


Alla produzione troviamo Daniele Sinigallia. Come vi siete conosciuti?
Daniele mi è stato presentato da Andrea Rapino manager e “patron” dell’etichetta Giungla Dischi. Appena entrato nel suo studio ho capito che per me le cose si sarebbero fatte più serie. Quando lavori con dei professionisti è così. È stata una crescita sul piano personale, umano e artistico. Daniele è una persona umile ma per me è stato comunque un mentore. 


“è Francesca” è il singolo che accompagna l’uscita dell’ep e racconta quelle serate che sono capitate a tutti, in giro per locali e in mezzo alla gente.  È stato complicato individuare il singolo con il quale debuttare o è stata una scelta naturale?
In realtà è stata una scelta quasi casuale. Il brano l’ho scritto diversi anni fa e nella mia testa non era una canzone da inserire nel disco. Era solo tra i provini che avevo mandato agli Artigiani Studio prima di iniziare le registrazioni cosicché tutti avessero una panoramica sul mio progetto. A Daniele piacque il brano e Andrea Rapino mi convinse a inserirlo nella tracklist per poi utilizzarlo come singolo.
 


Di solito è più interessante chiedere quali siano gli artisti a cui ci si ispira, io invece ti chiedo quale brano del tuo ep ti piacerebbe venisse interpretato e da chi?
Lasciando spazio all’immaginazione e al fantasticare mi piacerebbe fosse “un certo” Brunori a cantare una mia canzone. Penso che “Vera” potrebbe essere il brano giusto. Lo seguo da sempre ed è tra i mei artisti preferiti.  


Sei arrivato nella rosa dei 60 finalisti di Sanremo Giovani. Te lo aspettavi? E cosa hai pensato quando hai saputo che non saresti stato tra i Giovani che sarebbero saliti sul palco dell’Ariston? 
Sinceramente non me lo aspettavo. Sono uno che non si crea aspettative, me ne faccio solo quando c’è un vero e reale motivo. Quando mi sono visto tra i sessanta ovviamente, come i 59 restanti,  ho iniziato a sperare di poterci arrivare. “È stata una bella esperienza”, questo ho pensato, dopo aver appreso che non sarei salito sul palco dell’Ariston. Ovviamente dopo sono anche scattate delle parolacce, tre o quattro imprecazioni, ma poi tutto è tornato alla normalità e ho ripreso la mia strada.


Manca poco al Festival, c’è qualche BIG per cui farai il tifo?
Con l’uscita del mio disco non ho avuto molto tempo per seguire “cinegiornali” e tv. Quindi è la verità se dico che non so nemmeno chi sia in gara. Mea culpa. Mi aggiornerò in corso d’opera.


Quali sono le tue opinioni riguardo alla scena musicale italiana? Cosa manca e cosa apprezzi di più?
La musica in Italia sta cambiando. Adesso le radio si sono accorte di questo “sottobosco” indipendente, difficilmente coniugabile con il vecchio “pop”, e credo sia una cosa buona. Oggi ci sono tanti cantautori validi che fanno musica senza stare a seguire le vecchie ricette di case discografiche. C’è libertà nello scrivere e comporre canzoni in questi anni e sento di farne parte. Cosa manca? Forse delle realtà che davvero diano più spazio alla musica emergente. Nella scena romana ce n’è qualcuna ma spero possano aumentare.


Domanda di rito: quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Al momento sono preso nella promozione del disco e tra un’intervista e l’altra ci saranno diversi live. Dopo un piccolo tour per lo stivaletto finalmente torno a suonare in casa.  A Roma.  Il 27 febbraio sarò a Le Mura in full band. 

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