CARRESE si racconta a StandOut. L’intervista

CARRESE

Da venerdì 14 marzo è disponibile il secondo singolo di CARRESE, intitolato “Vetro”, prodotto da Marta Venturini per Rumore di Zona/ The Orchard. Se il primo singolo “Smart” è acceso e autoironico, “Vetro” è molto più introspettivo e melodico. La stessa artista racconta di “aver immaginato un dialogo allo specchio” mentre lo scriveva. Due sempici brani che si inseriscono pienamente nel contesto dell’indie italiano e che definiscono il decisivo passaggio da Roberta Carrese, la seconda classificata a The Voice Italy 2015, a CARRESE, artista che ha pienamente trovato se stessa ed è pronta a raccontare tutto ciò che ha scoperto tramite la sua musica.

In questi due anni di riflessione personale, che ruolo ha avuto la musica?
La mia non è stata una riflessione personale, bensì una necessità di fermarmi per ragioni economiche. Direi che la musica in questo è stata centrale, se non assoluta. Ho iniziato a lavorare come commessa proprio per avere la tranquillità economica per potermi dedicare alla mia passione senza aver paura di non arrivare a fine mese. Il mio progetto nasce in questo periodo di “astinenza”.

Cosa pensi ti abbi spinta a rimetterti finalmente in campo con la tua voce?
Ho conosciuto Marta Venturini a settembre 2018, dopo quasi un anno di fermo musicale. Ha ascoltato i miei provini e ha creduto in me tanto da iniziare subito a lavorarci con la produzione. Probabilmente questo è stato il momento in cui ho sentito più forte la voglia di tornare a cantare.

Nel contesto della musica italiana, spezzato fra un indie sempre più commerciale e una trap che si impone prepotentemente, dove pensi che si trovi la musica e lo stile di CARRESE?
Tecnicamente CARRESE è un progetto che si posiziona tra l’indie e il pop. Ma personalmente quando ascolto una canzone non mi soffermo sul genere, bensì su quello che mi trasmette.

Il singolo “Vetro” viene descritto come un dialogo che hai avuto allo specchio. Cosa vorresti che le persone che ascoltano questo pezzo capissero di te?
In realtà non c’è un vero e proprio “volere”. Non ho cercato di veicolare l’interpretazione del testo ma solo di ammettere che non fosse dedicato a nessuno. È una canzone nata dalla voglia di raccontare le mie fragilità, probabilmente per non averne più paura.

Come ti trovi a lavorare con Marta Venturini? Continuerà a collaborare anche sui tuoi prossimi singoli?
Come dicevo prima Marta è stata fondamentale per avere il coraggio di rimettermi a lavorare con la musica. Mi sono sentita protetta da un punto di vista tecnico, che era quello che mi mancava. Avere una produzione e uno studio in cui andare a registrare era tutto ciò che sognavo da sempre. Ormai abbiamo creato una famiglia, anche con gli altri musicisti che collaborano al progetto. E sì, continuerà a lavorare su tutti i miei prossimi singoli.

• Ti va di fare un saluto ai lettori di StandOut Magazine?
CIAO LETTORI DI STANDOUT MAGAZINEEEE! Grazie per questa chiacchierata! A presto!

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