“Che poi” (edito da Senza Dubbi e distribuito da Believe) èil nuovo EP del cantautore SIMONE FORNASARI, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Un progetto che nasce dall’esigenza di chiudere un percorso iniziato con l’uscita dell’album dal titolo “…”. Un EP che completa un viaggio, accomunato dallo stesso fil rouge valoriale, figlio del medesimo universo creativo. Un lavoro, frutto di un tempo di silenzio e ricerca, pensato, voluto e concepito a quattro mani insieme al produttore artistico e amico di sempre Giancarlo Boselli.
Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto alcune domande.
Musicalmente parlando Simone Fornasari ha un’identità molto riconoscibile, tuttavia quali sono le tue influenze principali? Intanto grazie mille, fa davvero piacere sentirsi riconosciuto e con una propria identità! Sicuramente di musica ne ho mangiata e ne mangio tutt’ora parecchia: credo che non ci si possa mai fermare e che si debba essere sempre curiosi a cospetto di ciò che succede fuori da noi. Sono cresciuto con i grandi cantautori italiani arrivando poi a quelli contemporanei: quella dimensione sento essere la più vicina alle mie note emotive ma ciò non toglie che sia un grande fan della musica nera, del rock e del mondo R&B.
“Che poi” è il tuo nuovo lavoro in studio. In cosa senti di essere cambiato rispetto al tuo album precedente? Spero di aver confezionato dentro a queste canzoni più consapevolezza: il che non è sempre positivo. La consapevolezza ci porta spesso a fare i conti con noi stessi e con il mondo che ci circonda: non a caso il tema centrale di questo disco è “la scelta”. Credo che la capacità di scegliere sia una delle sfide quotidiane più complesse alle quali siamo chiamati. Scegliere in un mondo circondato di stereotipi e pregiudizi è davvero difficile sia dalle piccole cose sino a quelle più delicate. Credo di essere stato onesto mettendomi a nudo attraverso queste canzoni ed evidenziando ogni mia piccola fragilità.
Qual è stata la vera sfida durante le registrazioni di questo nuovo disco? Cercare di creare un nesso da quello che volevo dire a quello che “da fuori” si sarebbe percepito. La vera sfida è la verità: la gente non la freghi…preferisco essere criticato e non piacere che non risultare vero. Ecco, anche a livello di produzione questo è stato il tema centrale del nostro lavoro…e devo dire di essere molto soddisfatto.
C’è uno stato d’animo trasversale alle tue canzoni? La paura. La paura è il denominatore comune delle mie canzoni: grazie a lei riesco a trovare il coraggio di essere me stesso senza alcuna inibizione e di urlare al mondo ogni mia singola emozione e fragilità.
Quali sono le realtà della scena musicale italiana che ti convincono di più? Fabi e Bersani hanno il potere di non annoiarmi mai: riesco sempre a ritrovarmi attraverso le loro canzoni. Poi c’è un mondo indie davvero ricco e interessante: Nuvolari (lo dico da tempo e lui lo sa ;)) è sicuramente l’artista che più mi emoziona tra le tante interessanti novità musicali…è geniale perché sa accarezzare l’anima.
E a questo punto ti chiedo, cosa stai ascoltando in questo periodo? Qualche consiglio da dare ai lettori di StandOut? Beh, tornando a prima andatevi a sentire Nuvolari e poi fatemi sapere…non ve ne pentirete!
Progetti per i prossimi mesi? Stai lavorando a nuovi brani? È sicuramente un periodo in cui mi sento molto ispirato e sto scrivendo tanto… non so bene dove io stia andando ma so solo che sto raccogliendo molte informazioni. Riguardo al resto, spero di poter tornare a suonare dal vivo il prima possibile.
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