Intervista al cantautore Sàles sul nuovo singolo “Scapperò”

Sàles

Jacopo Sales, in arte Sàles, è un cantautore salentino che canta e suona per strada rendendo più liete le giornate dei passanti. Il 13 gennaio è uscito “Scapperò”, brano, arrangiato e prodotto da AlbicoccaStudio, uscito per l’etichetta BeatSound e distribuito da ADA Music Italy. Lo abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda in merito a questa nuova uscita.

 

C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?
A 5 anni chiesi a Babbo Natale una chitarra. Mi è stato raccontato che ero sulle spalle di mio padre quando, quasi dormiente, chiesi una chitarra e mio padre (da buon amico stretto di Babbo Natale) la fece arrivare a casa. Così, quello strumento che strimpellavo a 5 anni, ora è un po’ cresciuto. A 15 anni scrissi il mio primo testo. Ero fuori il portone di casa, avevo dimenticato le chiavi. Pioveva con il sole. Non c’era occasione migliore. Da quel momento in poi ho continuato a scrivere, sempre, ovunque, sopra ogni cosa (anche su un mio vecchio pantalone bianco e sulla porta del bagno della mia scuola; è sbagliato, lo so). Credo che non ci sia cosa più bella nell’esprimere ciò che si prova e ciò che si pensa attraverso un testo e una melodia, rende tutto più facile, più diretto; è quello che cerca di fare ogni artista no? Entrare nella testa e nel cuore delle persone; dirlo può sembrare una cosa banale, ma in realtà, riflettendoci, è come una dichiarazione d’amore. Ho studiato e studio ancora oggi chitarra; è lei quella che ha più influenzato la mia crescita, che mi ha dato sempre nuovi stimoli.


Sei un cantautore che scrive molti pezzi oppure hai difficoltà a produrre?
Credo che ogni artista abbia i suoi momenti di buio totale. Personalmente cerco di vivere intensamente ogni giornata, cerco di riempire quanto più possibile ogni giornata, osservo molto. Questo, secondo me, può aiutare tanto, stimola il cervello a produrre nuove idee. Scrivo tanto, poi chiaramente mettere tutto in musica è diverso. Mi piace buttare pensieri su dei fogli di notte, con la chitarra accanto, magari senza mai toccarla. Ogni tanto ho dei momenti di blackout, ma credo sia normale. Non bisogna mai abbattersi, bisogna vivere e vivendo arriveranno nuove idee, nuovi pensieri, nuove prospettive, nuova musica. Un artista che possiede uno strumento (chitarra, piano, violino…) ha la soluzione davanti agli occhi. Sono gli strumenti che comandano, sono loro che trasformano i tuoi testi in musica, tu devi solo fare attenzione ad ascoltarli.


Quanto è importante per te la credibilità? Cantare cose che rispecchiano tua propria personalità sia artistica che vocale?
La credibilità è fondamentale. Un artista non deve mai perdere di vista la propria natura, non deve mai dimenticarsi il motivo per il quale ha intrapreso questa strada. Bisogna essere se stessi, in ogni momento. Certo, bisogna “adattarsi” al modo di viaggiare che oggi ha la musica, ad esempio attraverso i social. I social possono essere importanti per far incrementare la visibilità, ma non bisogna farsi distrarre troppo. Un artista deve mostrarsi per quello che è Bisogna essere credibili e mostrare la propria arte, la propria personalità, il proprio modo di cantare, scrivere ed emozionare.


Che momento musicale sta vivendo la Puglia? Trovare locali dove suonare è facile?
La Puglia è piena di artisti emergenti che hanno voglia di esprimere la propria arte. Credo che la nuova generazione riesca ad esprimere i propri sentimenti soprattutto attraverso la musica. Ogni artista emergente cerca di ritagliarsi il proprio spazio e bisogna dire che c’è anche un pubblico molto attento alle nuove uscite. L’ascoltatore attuale è curioso, è sempre alla ricerca della novità e quindi ogni emergente è consapevole di doversi giocare al meglio le proprie carte. Anche i locali sono sempre disponibili, proprio perché è tutta una catena. Se l’ascoltatore è attento, sicuramente andrà a sentire un determinato emergente in un locale X. Quindi i locali, consapevoli di questo, sono molto favorevoli ai live. Questo non avviene solo nelle città, ma anche nei pub dei piccoli paesini e questa è un’opportunità grandissima per tutti noi.


Ami suonare per strada…che rapporto hai con il tuo pubblico? C’è un episodio divertente o emozionante che ci vuoi raccontare?

La strada (quella buona) a 21 anni ti fortifica. Dove spesso si trova l’indifferenza della frenesia della vita moderna, in realtà io, la mia chitarra, la mia cassa e il mio microfono ci siamo trovati subito benissimo. Di solito quando canto indosso un cappellino ed è un segno di riconoscimento per le persone che passeggiano con più frequenza. “Quel ragazzo ha un cappellino beige? Ok è Sàles”. Già qualcuno lo dice e vorrei che un giorno sempre più persone lo dicessero. Questo cappellino beige ha una visiera che cade sugli occhi, come se non volessi vedere nessuno. Ma in realtà vedo tutto e tutti. Chi passa e si ferma ad ascoltare, chi passa e senza fermarsi ti sorride, chi passa e non si volta a guardarti, magari va di fretta mi dico. Puoi notare qualsiasi cosa e puoi migliorare ogni giorno di più, perché impari ad ascoltare la tua voce, a sentirla dentro e a buttarla fuori. E poi non c’è soddisfazione più grande nel vedere le persone che bloccano la loro routine per tre minuti per ascoltarti; un ragazzo, da solo, in una piazza enorme. O gli anziani (i migliori) ti sorridono, aspettano che la canzone finisca e poi vengono a farti i complimenti e a raccontarti la loro gioventù o che la sera mangeranno un po’ di verdura. Ricordo che un giorno, un signore anziano si avvicinò complimentandosi. Mi chiese se avevo voglia di fermarmi dieci minuti per parlare con lui; naturalmente accettai. Mi raccontò di quando era giovane, quando anche lui aveva la passione per la musica e quando, grazie alla sua voce e alla sua chitarra (era una domenica mattina, precisamente alle 11:15 del mattino, mi disse), riuscì a conquistare il cuore di una ragazza, poi sua futura moglie. Oggi purtroppo sua moglie non c’è più ma lui, ogni domenica mattina alle 11:15, va a trovarla per cantarle la stessa prima canzone. Ha raccontato questa storia con un evidente sorriso (e nostalgia) negli occhi; in quel momento ho capito ancor di più quanto la musica possa creare legami, emozioni, sentimenti. Tutto ciò mi spinge a continuare; il contatto con l’altro è fondamentale per questo settore. D’altronde, la musica è condivisione!


Hai mai pensato di partecipare a un talent?
Ci ho sempre pensato ma ancora niente di concreto. Il percorso del talent è opposto a quello della strada. Vieni catapultato in un mondo diverso, nuovo e se hai successo la tua vita musicale cambia radicalmente. Da 0 a 100 in poche settimane. La strada, invece, ti fa notare il cambiamento. Chiaramente i talent hanno tantissimi aspetti positivi e tantissimi artisti sono riusciti ad emergere grazie alla visibilità messa a loro disposizione. Il talent ti dà la possibilità di esprimere la tua arte e di farla brillare negli occhi di milioni di persone nello stesso momento. È sicuramente un percorso di crescita e chissà magari in futuro…


Quanto conta, secondo te, il mondo del web per chi fa musica oggi? Quali sono gli aspetti positivi e negativi?
Come ho accennato in precedenza, il mondo del web oggi è diventato importante. I social ti danno la possibilità di arrivare direttamente all’orecchio di molte persone, di milioni di ascoltatori (se sei bravo e fortunato). Se sfruttati con intelligenza, i social permettono ad un artista emergente di riuscire (da solo) a crearsi la sua fetta di pubblico, presentando prodotti di qualità. L’aspetto negativo del web? Perdersi di vista. Bisogna sempre rimanere concentrati su quella che è la propria natura, non bisogna mai cambiare il proprio modo di pensare o di scrivere o di fare musica solo per avere un follower in più. Sicuramente bisogna migliorarsi, apprendere nuove cose e trasformarle in musica, ma mai cambiare la propria natura.


Cosa ti auguri per il futuro?
Di rimanere sempre me stesso e di avere la stessa voglia e gli stessi occhi di quel bambino che a 5 anni chiese a Babbo Natale la sua prima chitarra classica. Vorrei che la mia musica arrivasse a quante più persone possibili, conoscerle, capire come si sentono mentre ascoltano la mia musica, sorridere con loro, piangere insieme a loro. Non voglio mettermi paletti, non ci sono limiti alla musica. Chiaramente sono molto legato al genere Indie-Pop, ma un po’ di rock e un po’ di punk circolano nelle vene del mio corpo. Non farò passare troppo tempo per l’uscita del nuovo singolo perché sono convinto che la musica sia condivisione e quindi perché bisogna tenerla chiusa in un quaderno? Ora godiamoci “Scapperò”, il mio ultimo singolo e poi, chi lo sa, forse qualcosa di nuovo già “bolle in pentola”!

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