Recensione: “La giostra” – Blue Drama

Ci sono musicisti che sono letteralmente fatti per suonare live, che sembrano nati per vivere sul palco: Andrea Bartolini e Mario Assennato si conoscono da sempre ed hanno militato in molte band del panorama hard rock toscano negli ultimi 35 anni. Il loro curriculum farebbe invidia a molti…. Entrambi sono molto attivi nell’ambito metal, con band come Devil’s Mojito e Killer Queen. Mario, poi, ha suonato anche con i Death SS! Ad essi si aggiunge Massimo d’Amico, batterista, che a inizio dicembre viene sostituito da Marco Casalini, classe 1973, anche studente di tromba (prima), abbastanza attivo nell’ambito jazzistico (ha collaborato con Tavolazzi, Zei, Galati, Borro), ha suonato rock progressivo (Trigono, Alter Ego), hard rock (Transylvania), e attualmente è anche batterista dei Nuocere (stoner rock). In sintesi, i Blue Drama sono 3 musicisti che portano sulle spalle un vastissimo bagaglio di esperienze e influenze.

Si sa, il power rock trio fa sempre scintille…pensiamo a The Jimi Hendrix Experience, ai Cream, ai Police, ai Rush, oppure a formazioni progressive, tipo Le Orme (sicuramente l’influenza del prog è determinante). A febbraio 2021 hanno pubblicato su tutte le maggiori piattaforme digitali il singolo S.O.S, ed è partito tutta da lì. La giostra, album di debutto della band, è uscito l’8 dicembre 2021 per Ghost Record Label, ed è tutt’ora disponibile sulle migliori piattaforme di audio streaming. L’album manifesta perfettamente l’intento concertistico, ci dimostra che la dimensione live è l’autentica possibilità per esprimersi al meglio. Non è un concept album, non c’è un filo conduttore dietro a queste canzoni, si tratta di una raccolta di idee e melodie che sono uscite di getto e sulle quali il gruppo ha lavorato: alcune sono arrivate molto velocemente alla loro forma finale, altre hanno attraversato vari stadi e hanno vissuto molti arrangiamenti e approcci diversi.

Ma andiamo con ordine: La verità è un intro orchestrale, un po’ barocco un po’ viennese, ma dopo circa 40 secondi compiono le chitarre di Quello che non sai. Un breve riff e quindi entra la voce di Andrea Bartolini. Il brano si articola su vari fraseggi di chitarra, a volte più a volte meno aperti. Nel complesso un brano gradevole, di grande impatto. Il rock, qui, si incontra con il cantautorato italiano (Finardi in primis). Divina antinomia sviluppa gli stessi elementi del brano precedente, ma il synth è più evidente, e manifesta un approccio più anni 70. Il riff principale, che torna nel finale, è molto heavy-hard. Il mio mondo gioca su colori diversi, distorsioni elaborate. In La giostra una linea vocale tra Guccini e Finardi si unisce a riff taglienti, ad arpeggi melodici: brano complesso per molteplicità di suoni, manifesta una notevole cura per il sound e per la produzione. Mi sono innamorato di te, cover del celebre pezzo di Luigi Tenco, colpisce per lo splendido arrangiamento di tastiera, sul quale si innesta il riff granitico della chitarra. Come sempre, la cura per la struttura è evidente, e molto gradevole è anche l’assolo, che si sviluppa sul tema del brano. Lasciami andare è molto arena rock, ma, in fondo, il testo è una pura dichiarazione esistenziale. Nel complesso un bel tributo hard rock anni 80. Nel finale un gradevole crescendo di arpeggi. Asociale è blues, quasi funk, fa pensare ad alcuni pezzi degli ultimi Led Zeppelin, il testo rivela una sottile ironia. Senza dubbio, qui la chitarra è lo strumento portante (e lavora anche parecchio…). In Come una chimera ecco tornare agli anni 80, ecco che riecheggia Jump dei Van Halen, e, in generale, tutta la musica della band. Gli ultimi brani dell’album ci conquistano per gli arrangiamenti di chitarra, per le soluzioni compositive di Mario Assennato. Il disco si chiude con il blues di Spacca il tempo

La giostra è un disco libero, fatto con amore, e unisce la musica d’autore al grande rock degli anni ‘70 e ‘80. Costituisce un riuscitissimo tentativo di unire mondo distanti tra loro, sonorità diverse. I testi non sono mai eccessivi, come non eccessive sono le soluzioni compositive ed i suoni. E proprio in tale equilibrio si manifesta, a mio avviso, l’originalità di questa prima, importante, opera.

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