Recensione: Le camere di Sophie – “Le camere di Sophie”

Il progetto “Le camere di Sophie” è nato dall’unione di pianoforte, voce e batteria. In altri sinonimi, si potrebbe dire che è nato dall’unione dei musicisti Raffaele Tindaro e di Fabrizio Ribaudo ed è disponibile dal 13 marzo in tutti i Digital store. Con una gestazione di otto mesi all’underground music lab, masterizzato poi all’Energy Mastering di Milano, il disco è uno straordinario salto nel migliore cantautorato italiano: sorprendente, pirotecnico, impensabile. Un disco che affida il principio al geniale attacco aristofanesco di “Per dirti come”, brano scanzonato  al meglio di sé che illustra subito, a sciocchi ingegnosi di cavallo, che il talento al quale si è di fronte è capace di mandare al diavolo il pudore, pur di manifestarsi.

E se sulle prime si è incerti e cauti, le tracce a seguire intervengono con decisione a tacitare ogni perplessità: in “Senza scrupoli” si spazia tra ritmiche convincenti e spazi disagevoli (i nerd che parlano di spread sono coda di uno sciabordio verbale straordinariamente a fuoco), in “Sicuro che non hai mai letto Freud?” ci si diverte e a unire fiati e divertissement – invettive contro l’eccesso di ‘latinorum’ dei nostri tempi. In entrambi i casi, tra intro trionfali degne del migliore Samuele Bersani e il chiacchiericcio di sottofondo, si coglie una selvatichezza fresca e piena di contenuti.  Le testualità sono rispettosamente personali, non hanno pretese altezzose e proprio per questo arrivano a destinazione con sveltezza.Così celeri che affondato il colpo, canticchiando un ritornello o ascoltando meglio un inciso, ci si rende conto che la poesia è arrivata come una folata inattesa centrando il cuore. In segno di pace e di rivincita per una musica felicemente libera, le tracce si passano, di canzone in canzone, un calumet che armonizza le energie, irradia l’animo e basta alle orecchie. In questa singolarità di elementi discontinui e discordi tra loro, firma di una magia conduttrice segreta, scorrono anche la circense e spassosa “Dante”, “Ancora non so”, parente stretta dello stile dei Marta sui Tubi, Daniele Silvestri e Colapesce, e l’irriverente “L’ora della festa”, nella quale senza piagnistei o acuti grevi, si denuncia la vitaccia degli artisti, costretti a “fare sconti su chi resta”.

Forse forse, alla fine del disco s'intuisce chi possa essere Sophie: una tramite, un camaleonte africano  incaricato, un simbolo multistilistico di condizione umana, imprecisa e scostante, meravigliosa e attraente. Perché nel teatro itinerante de "Le camere di Sohie" generi musicali e atmosfere si alternano come sulla giostra dei cavalli, in cui si avvicendano situazioni farsesche, spassose e riflessioni esistenziali, tutte raggruppate sotto il tendone spiegato di un talento innegabile. Metafora immancabile dell’esistenza, diviene in quest’occasione il brano più travolgente del disco, quella “Lia e la sua giostra” che ha diritto di stare tra “Mio fratello è figlio unico” e “Dolcenera”, capolavoro assoluto che sceglie il muscolo cardiaco come futura residenza. Secondo i miti cosmogonici indiani la Terra fu ottenuta frullando l’oceano primordiale: in questo disco, tra soluzioni sbarazzine e festaiole e attimi folgoranti, il principio di una mescolanza meravigliosa è esattamente lo stesso.

 


Tracklist
1. Per dirti come
2. Senza scrupoli
3. Sicuro che non hai mai letto Freud?
4. Dante
5. Ancora non so
6. Portami
7. L’Avvocato e il Barbiere
8. Frammenti adorabili
9. L’ Ora della Festa
10. Lia e la sua giostra

  • 9/10
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