Working For a Future – dai Lochness Monster una grande lezione di rock alternativo

I Lochness Monster sono una band del sud della Florida composta da Bruce Donaldson (cantante), Justin Shaner (Chitarra), Federico Corradini (basso), Rene Rivera (batteria). Questa band, fondata nel 2015 ha pubblicato il primo album nel 2016, con titolo “Fables”. Quest’album ha ricevuto buone critiche, rimanendo nelle classifiche College Music Journal per varie settimane.

Dopo la realizzazione di alcuni videoclip, la band ha visto il brano Farewell Past essere considerato tra le migliori canzoni nel Launch Pad Live Top 20 Countdown, e la band ha ricevuto un premio prestigioso presso gli Oski Awards. Avrebbero dovuto suonare live al Rock in Rome nel 2020 se non ci fosse stata la pandemia.

Il 3 febbraio la band ha pubblicato su tutte le migliori piattaforme di audio-streaming, l’Ep “Working For a Future”, che dal titolo sembra dare l’idea di un mondo da ricostruire dopo una catastrofe. La copertina, un po’ retrò, arricchisce l’aurea di mistero, avvertibile qua e là. Ma sicuramente la musica di questa band non ha nulla di apocalittico (escluso, forse, l’intro di “Pendulum”).

Questo Ep è un buon concentrato di rock alternativo, nel quale vediamo rivivere i migliori suoni degli anni 90. Ma andiamo con ordine. “Glass Jar” ci colpisce per il ritmo di batteria e per la ricerca di una piacevole linea melodica, mentre le chitarre vanno dai Pearl Jam agli Afghan Whigs, o comunque in una direzione post-grunge. Grandi armonie rock riportano a tempi passati, e suonano come qualcosa di molto più duro rispetto alla musica a noi contemporanea. Ma il tutto è perfettamente arrangiato.

“Running Away” ha tutte le carte in regola per diventare una canzone di successo. L’intro è complessissimo, ed il brano inizia in modo molto post rock. La voce tende ad emulare Keenan (l’ep è molto influenzato sia dagli A Perfect Circle che dai Tool). Anche qui la ricerca per la melodia è estrema, e c’è un bellissimo crescendo di arpeggi di chitarra.

“Atlas” rivela un’indole più anni 80, sarà anche per il flanger all’inizio, ha qualcosa dei primi Placebo, soprattutto nel modo della voce di sovrapporsi alla chitarra. “Pendulum” propone dei suoni apocalittici nell’intro, quindi guarda ai Tool nell’opposizione tra il basso ed i suoni acuti della chitarra, ed il ritornello è esplosivo.

Ascoltare questo Ep significa immergersi in qualcosa che suona tanto lontano quanto grandioso. Influenze diverse vengono qui amalgamate in qualcosa di perfettamente equilibrato, e la ricerca di una melodia, unita al senso di epicità che emerge in alcune tracce, colpisce l’ascoltatore. Nell’attesa del prossimo LP speriamo di vedere live questa band in Italia…magari proprio al prossimo Rock in Roma….

Link per lo streaming dell’ep: https://open.spotify.com/album/3sRmv4DMbzZCF7AsKGcPF1

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