RECENSIONE: Elena Ventura – “Inevitabile”

Elena Ventura - Inevitabile

Un debutto che punta al centro, ma ogni tanto gira largo

C’è qualcosa di curioso in Inevitabile, il primo disco di Elena Ventura: ti sembra di conoscerlo già, eppure riesce a sorprenderti. Forse perché prende strade familiari – il pop dal volto umano, qualche eco elettronica, una scrittura che mescola ironia e intimità – ma lo fa con una sincerità rara, priva di furbizie.

Il disco si muove tra l’urgenza di raccontarsi e la voglia di alleggerire il tono, senza mai cadere nel vittimismo né nel disimpegno. Brani come “Un uomo perfetto” o “Specchio riflesso” lavorano per sottrazione: dietro testi apparentemente leggeri, si aprono riflessioni taglienti sul giudizio, l’identità, la libertà. Ma è forse con “C’est toi”, brano meno immediato ma più stratificato, che Ventura mostra le sue carte migliori: una voce limpida, una scrittura coerente, una melodia che cresce a ogni ascolto.

Non tutto però funziona allo stesso livello. Alcuni passaggi risultano un po’ scolastici negli arrangiamenti, come se l’urgenza espressiva non fosse sempre accompagnata da un lavoro musicale altrettanto audace. La chiusura con “Ma l’amore no”, pur suggestiva, rischia di apparire più come un’idea affascinante che come un vero compimento emotivo del disco.

Resta però l’impressione forte di un debutto consapevole. Ventura non forza mai il pathos, né si rifugia nel manierismo indie. Inevitabile è un diario sonoro coerente, intimo, e a tratti sorprendente. Un disco che non pretende di rivoluzionare nulla, ma che riesce comunque a lasciare il segno proprio lì dove molti esordienti inciampano: nella misura.

Elena Ventura - Inevitabile

Elena Ventura – Inevitabile

Voto 8,5

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