I Sidèreo sono una band del Lazio che, fin dal nome, si pone come esploratore di nuove sonorità: il termine, inutile dirlo, si collega agli astri, alle stelle, quindi all’ignoto, al desiderabile…
E proprio la miscela sonora di questa band è in perfetta linea con il nome: dall’ascolto di I Capricci di Mnemosime i nostri incarnano a perfezione il punto di arrivo di un certo rock alternativo, che dai Litfiba ed i Diaframma passa per i CSI e gli Afterhours, si arricchisce di elementi shoegaze e di una cura maniacale per i testi, e partorisce un gioiello.
La prima traccia, Mnemosime, è una ballad elettrica, dall’inizio acustico e dal continuo crescendo di intensità, un bolero che finisce in un vortice di chitarra, effetti e violino. I nostri buoni propositi ricorda alcuni brani degli Slowdive, ma l’impronta cantautorale fa virare il pezzo in altra direzione. Molto interessanti alcune frasi di batteria, che poggiano su tappeti sonori distorti.
Tra Ricordi e Sirene è un brano granitico, caratterizzato dal flanger di chitarra, e da uno splendido ritornello corale (memorabile l’ aforisma “Quello che non ci uccide ci affascina”). A mio avviso uno dei pezzi più rappresentativi delle band, grazie alla splendida linea vocale ed alla cura per lo sfondo sonoro. Un lavoro sonoro sembra rifarsi agli Smashing Pumpkins di Siamese Dream. Brano cadenzato e lento, quasi marziale, si lascia ricordare per il bell’arpeggio che sostiene tutta la trama sonora in buona parte del brano. Repetita Iuvant è l’ideale continuo della traccia precedente. Caratterizzata dall’assenza di percussioni nei primi minuti, inizialmente sprigiona un’atmosfera di attesa, poi si apre nel corso del terzo minuto, tramite una successione di trame di chitarra interessanti.
Formica è una traccia del tutto diversa dalle altre, in quanto si tratta di un recitativo sostenuto da accordi di chitarra elettrica ed effetti sonori che ergono qua e là. L’ultima traccia dell’album, Resoconto, sembra emergere dalle viscere della terra, e successivamente inoltrarsi verso sentieri tanto epici quanto malinconici. Brano lento e cupo, è caratterizzato da frasi di chitarra che si ripetono e che evolvono, e la voce, in alcuni punti, sembra essere parte di questo sfondo. Colpiscono le modulazioni alla fine del quarto minuto che conducono al finale. Brano più strumentale che vocale, può essere considerato, come recita il titolo stesso, un “resoconto” degli elementi domani del sound di questa gruppo.
L’intento della band è quello di creare una nuova psichedelia, caratterizzata da splendide successioni, tappeti sonori e testi enigmatici, che fanno riflettere poeticamente. L’atmosfera autunnale di questa musica avvolge l’ascoltatore e lo sorprende. I Capricci di Mmemosine è, quindi, un nuovo scrigno del rock alternativo italiano, che merita di essere scoperto ed ascoltato più volte.
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