Dal palco del contest “Credici Sempre” alla pubblicazione del suo singolo, Iride, la giovane cantautrice Stella sta tracciando un percorso autentico e coraggioso, fatto di emozioni nude e parole che graffiano dolcemente. Vincitrice del concorso musicale dedicato alla memoria di Michele Merlo, Stella si è imposta per la capacità di raccontare il turbamento con delicatezza e verità, senza paura di nominare l’ansia, l’inquietudine, e quella voglia matta di essere compresi davvero. Iride, è uno sguardo dentro, una canzone che non si limita a sfiorare la pelle ma scende più a fondo, dove si annidano le fragilità più intime. L’abbiamo incontrata per parlare di scrittura, paure, immagini e di quella parola misteriosa che torna nei suoi testi come un refrain senza spiegazioni.
Ciao Stella, grazie per aver accettato il nostro invito. Ricordi il momento esatto in cui ti è venuta la prima frase di “Iride”?
Ciao, grazie a voi. Io credo che mi sia venuta in mente di getto, mentre scrivevo il testo. La prima immagine che avevo in mente era però l’iride, che secondo me è sede di tutte le emozioni delle persone e l’ansia è una di quella che si vede di più.
Hai mai pensato di mollare la scrittura di questa canzone perché “troppo personale”?
Assolutamente no, il mio obiettivo è proprio quello di aprirmi al pubblico che mi ascolta e farmi comprendere al cento per cento.
Cosa hai capito di te quando hai riascoltato la versione finale, in studio, cuffie e occhi chiusi?
Ho capito che devo lasciarmi andare più spesso perché è un modo meraviglioso per esprimere le mie emozioni
In studio, chi ti ha detto la frase più utile per arrivare al suono giusto?
Forse, consigliata da Camilla Ronchetti, è la frase che apre il ritornello e che determina anche molto il suono stesso della canzone: “la mia testa è il barista che mi dà il gin”.

Stella
Se “Iride” fosse una scena di un film, che inquadratura sarebbe?
Sarebbe un’inquadratura dritta di fronte a me, io seduta su una sedia: rappresenta il modo in cui, nel pezzo, decido di affrontare l’ansia, cioè faccia a faccia.
Quanto conta per te che chi ascolta capisca tutto? O ti va bene anche essere fraintesa, purché qualcosa resti?
Conta tantissimo, perché a quel punto avrei raggiunto il mio obiettivo, ma allo stesso tempo va anche bene che le persone fraintendano, o meglio reinterpretino il significato della canzone per meglio adattarlo alle loro esigenze.
Hai una parola che continui a scrivere nei tuoi testi e ancora non sai bene perché?
Credo sia “mare”. Non sono mai riuscita a spiegarmi come mai io la inserisca in così tanti testi, forse perché il mare è una cosa talmente tanto misteriosa che tendo ad utilizzarla per lasciare un punto interrogativo.
You must be logged in to post a comment Login