Intervista a IMMANUEL CASTO

 

Il Casto Divo si è evoluto. Il fenomeno musicale nato sul web si racconta a StandOut: un disco uscito a settembre, un tour che si è appena concluso e tantissimi i progetti in questo momento di forte creatività.

 


 

Il tuo nome è associato al termine “porn-groove”, soprattutto per i tuoi primi pezzi che parlavano esplicitamente di sesso. Non ti sta stretta questa etichetta considerando che tratti tanti altri argomenti?
Sì, inizia a starmi stretta ma non voglio assolutamente fare la vittima perché non posso negare che se avessi fatto diversamente probabilmente non avrei il seguito che ho oggi. Sicuramente posso dire che sono maturato e che ho voglia di raccontare anche altri aspetti, soprattutto della mia persona, ecco perché mi dispiace essere esclusivamente legato al sesso o ad aspetti macchiettistici. Chi mi segue sta percependo questa evoluzione e spero che il mio pubblico continui ad accompagnarmi in questa crescita.


Cosa ti spinge a provocare?
Non mi considero un provocatore, mi rivolgo alle persone che la pensano come me e se qualcuno si sente rappresentato da quello che dico ne sono felice. Mi piace esprimere i miei pensieri in modo trasparente, siamo così poco abituati a tutto ciò che a volte questo è scambiato per irriverenza o per sfida.


Con il tuo nuovo disco The Pink Album c’è stata un’evoluzione, tra l’altro ti sei avvicinato a suoni più acustici e parli meno di sesso. È stato difficile esporsi anche emotivamente?
Mi è venuto assolutamente naturale, era da tempo che volevo andare a toccare delle corde diverse nel mio modo di scrivere e questa volta non mi sono trattenuto. Con l’album precedente, Freak & Chic, ci sono due brani di questo tipo che ho messo in chiusura, quasi a vergognarmene. Questa volta ho sentito che i tempi erano maturi per far sì che i vari aspetti della mia scrittura si compenetrassero e intendo proseguire così, sperando che questa decisione sia apprezzata.


Con Male al cubo emerge un lato di te più nascosto, quello sensibile e romantico… è così?
Assolutamente sì, infatti quando ho fatto sentire il disco ai miei amici hanno detto che ho realmente parlato di me, forse per la prima volta. Ed è vero. Si tratta di un brano con della negatività senza mezzi termini tra le strofe per poi trovare un senso positivo alla sofferenza nel ritornello. Anche a livello musicale è un pezzo molto diverso rispetto a quello che ho sempre fatto.


Le tue produzioni sono molto curate, come nasce un tuo brano?
Per rispondere a questa domanda devo citare assolutamente il mio socio Keen, lui è un polistrumentista e si occupa di seguirmi negli arrangiamenti. È molto importante il suo aiuto, non solo perché è bravo ma anche per una questione di gusto, se fosse per me probabilmente tenderei a fare sempre dei brani anni ’80. Diciamo che io ragiono molto da comunicatore, parto da una frase che deve funzionare anche come slogan e poi da lì nasce il resto. Solitamente Keen mi passa la melodia e poi io, in base al tema che voglio trattare, mi occupo della parte testuale.


Si è appena conclusa la sessione invernale del tuo The Pink TOUR. Che riscontri hai ottenuto dal tuo pubblico?
Devo dire che tutte le date sono andate benissimo, è stato proprio bello. Lo spettacolo era piuttosto complesso, durava tantissimo e richiedeva molte energie ma ho visto che il pubblico è impazzito. Come si fa a non essere soddisfatti?


La tua creatività ha avuto la fortuna di poter spaziare in diversi ambiti, penso al successo di Squillo, il gioco da tavolo che è diventato un cult.  Com’è nata quest’idea? È vero che arriverà una nuova versione?
L’idea è nata per divertimento, è un gioco che avevo abbozzato tanti anni fa e ci giocavo con i miei amici che impazzivano. È stato il mio manager a dire che avremmo dovuto produrlo e da lì c’è stato un boom di prevendite ancor prima che uscisse. Con nostra grande sorpresa è diventato il gioco di carte più venduto in Italia ed è il gioco per eccellenza tra gli universitari. Abbiamo concluso la prima trilogia che toccava vari temi e adesso ne è iniziata una nuova, “Satiri e baccanti”, presentata al Lucca Comics 2015.


Quali sono i tuoi gruppi di riferimento?
Ci sono tantissimi artisti che stimo. Partendo dalla mia adolescenza sicuramente Madonna, a livello di personaggio mi sento vicino a Marilyn Manson e poi sicuramente gli ABBA.


Hai mai pensato a un palcoscenico come quello di Sanremo?
Con il pezzo giusto mi vedrei, sì. È chiaro che non potrei mai andare con una canzone “cuore e amore”, se la mia canzone dovesse parlare di sentimenti lo farebbe in maniera anticonvenzionale.


Chiudiamo alla vecchia maniera: progetti per il futuro?
C’è tanta carne al fuoco. Mi piacerebbe arrivare al prossimo Lucca Comics con qualcosa di editoriale, tipo un libro di racconti o un libro game. Mi piacerebbe fare qualcosa di teatrale ma siamo in fase di totale brainstorming, ho idee per un nuovo disco che non vedrà la luce prima di un paio d’anni e poi sto lavorando a nuovi giochi. È sicuramente un momento di forte creatività.

 

 

 

(Intervista di Sara Salaorni con la collaborazione di Giovanni Boscaini)

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