Intervista a DANIELA NARDI: dal Canada all’Italia con “CANTO”.

Qualche giorno fa DANIELA NARDI (miglior voce femminile al Canadian Smooth Jazz Awards) ha pubblicato il suo nuovo disco dal titolo "CANTO", reinterpretando dieci meravigliose canzoni di alcuni dei più grandi compositori jazz e pop italiani che ancora oggi sono in gran parte sconosciuti al pubblico del Nord America. L’artista si è imbarcata in un viaggio intercontinentale, collaborando con il noto produttore e compositore italiano Antonio Fresa (L'Arte della Felicità – Joe Barbieri), registrando sia negli studi di Toronto sia nello studio di Fresa a Napoli. Le sessioni hanno attinto a un cast internazionale tra cui alcuni dei musicisti jazz più prominenti, incluso il marito Ron Davis, pianista con il quale collabora di frequente, il bassista Mike Downes e il batterista Roger Travassos, insieme a diversi musicisti italiani come l’acclamato trombettista Fabrizio Bosso e il virtuoso del clarinetto Gabriele Mirabassi

 

Abbiamo deciso di intervistarla e farle qualche domanda per conoscerla meglio:

 

Sei passata dall’intimismo dei primi album, “One true thing” e “The Rose Tattoo”, che trattavano della tua infanzia e del rapporto con tua madre, ad album  che invece sottolineano le tue doti interpretative, essendo album di cover. Quando hai sentito il bisogno di cantare canzoni di altri per esprimere le tue emozioni?
Dopo l'uscita di “The Rose Tattoo” ero distrutta. Non avevo più nulla da dire o da scrivere, non sapevo cosa avrei voluto fare dopo. Ero nel bel mezzo di un blocco creativo. Pensavo a mia madre morta e l'esigenza di sentirmi più vicina a lei  mi ha portata a riflettere sulle mie radici italiane. Nell'estate del 2009 ero a New York, in quel periodo Jovanotti si trovava là per provare ad entrare nel mercato americano. Sentirlo cantare nella mia lingua d'origine e la mancanza di mia madre sempre più difficile da colmare mi hanno spinta ad esplorare il canzoniere italiano e a voler cantare in questa lingua. 


Ti sei cimentata con risultati meravigliosi su brani di giganti della musica italiana, cosa pensi che abbiano portato al tuo talento cantautorale? Che insegnamento ne hai tratto?
Mi hanno regalato un valore aggiunto. I brani della musica italiana sono colmi di bellezza e armonia. Le melodie e le parole mi hanno insegnato che le cose non devono essere complicate, che non dobbiamo contrastare il nostro sentire. È necessario essere vicini all'autenticità di ogni brano e lasciarsi trasportare completamente dalle emozioni.


Quando penso al Canada penso a personalità come a Leonard Cohen o alla scrittrice Alice Munro: quanto è importante per un artista rimanere recettivo nei confronti di tutte le forme artistiche?
È molto importante, possiamo attingere da tutto. Dalla musica alla scrittura, all’arte. Però a dire la verità, la sensibilità canadese non è qualcosa in cui mi rispecchio completamente in quanto noi canadesi a volte siamo restii a mostrare i nostri stati d'animo. Forse è per questo motivo che mi sento più vicina agli artisti italiani.


In “Canto” e prima ancora con le canzoni di Paolo Conte hai dimostrato quanto possa essere elegante la sensualità, come nel brano “Amami ancora”: cosa ne pensi del ruolo della donna oggi nel mondo della musica, quando la sensualità viene confusa con nudità e trasgressione?
Questa è una domanda molto interessante. È vero, la sensualità è diventata un concetto molto confuso. Ai tempi della Loren o di Mina le donne avevano una sensualità, una femminilità, che non necessitavano di chiarimenti. Adesso credo che le donne spendano il loro tempo a dimostrare qualcosa che è l'antitesi di ciò che sono e l'ironia sta in questo: la sensualità quando non è autentica si spegne. Dovremmo ritrovare il modo d’essere dei tempi passati, ecco perché ho scelto queste canzoni, le ho trovate piene di vera sensualità.


Ci sono stati brani scartati che ti è dispiaciuto non poter interpretare? 
Mamma mia, ho dovuto rinunciare a tantissime canzoni. Di Jannacci mi piacevano tantissimo “Giovanni Telegrafista” e “La Conformista” e sono stata costretta a fare una scelta, inoltre mi sarebbe piaciuto inserire una mia versione di “Monetine” di Daniele Silvestri. Ad un certo punto ho anche scoperto le canzoni di Milly ma era troppo tardi, ormai avevamo già stabilito quale sarebbe stata la tracklist.
 


Hai deciso di inserire “A Story Gone Wrong” " (Una Storia Sbagliata), cover di un brano che appartiene al repertorio di Fabrizio De André. La canzone è dedicata a Pier Paolo Pasolini e fu commissionata a De André per fare da sigla a due documentari Rai sulla sua morte. È vero che Dori Ghezzi ti ha contattata personalmente per questa dolce e intima interpretazione e per aver tradotto il brano in modo rispettoso? Ce ne vuoi parlare?
Ho dovuto contattare la fondazione De André per chiedere se avrei potuto tradurre in inglese le parole di “Una Storia Sbagliata”. Ho inviato la versione fatta da me in studio e con grande sorpresa Dori Ghezzi mi ha risposto definendola una versione incredibile, rispettosa. Mi ha confessato di essersi commossa perché a suo dire sono riuscita a catturare l’essenza della canzone. Che soddisfazione!


Come sono nate le collaborazioni con Antonio Fresa, Fabrizio Bosso e gli altri grandi musicisti che hanno preso parte al disco?
Con Fabrizio Bosso e Gabriele Mirabassi avevamo già lavorato insieme per il mio disco precedente, incentrato sulle canzoni di Conte. A presentarci fu Rita Marcotulli, un'amica comune. Quel disco lo registrai nello studio di registrazione di Rita in Umbria, con suo marito Pasquale Minieri. Per “Canto”, volevo lavorare con un produttore Italiano. Mi piace tanto la musica di Joe Barbieri e ho scoperto che Antonio Fresa era il suo produttore. Ho trovato il contatto di Fresa su LinkedIn, gli ho mandato un messaggio e da subito ci è parso di conoscerci da sempre. Abbiamo parlato per mesi della musica e di cosa io volessi creare e poi abbiamo deciso di lavorare insieme. Gli altri musicisti italiani li ho scoperti tramite Antonio però il gruppo principale è formato dai miei musicisti di Toronto.


Stiamo amando i tuoi omaggi alla nostra terra per cui vogliamo chiederti: hai in mente concerti in Italia? Seguirà un tour internazionale al tuo ultimo album “Canto”?
Vorrei veramente venire in Italia. Sarebbe un sogno e un onore. Speriamo di sì.


Che importanza dai alla dimensione live e che rapporto hai con il tuo pubblico?
Il live è molto importante e, ovviamente, è molto diverso dalla fase di registrazione. Trovo che sia una grande opportunità per comunicare direttamente con le persone.


Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Prima di tutto una pausa. Realizzare "Canto" è stato un lungo e faticoso percorso. Nel futuro immediato farò un concerto qui a Toronto con Gabriele Mirabassi e poi in agosto sarò all'Edinburgh Arts Festival. Infine sto pensando un po’ alla prossima registrazione e mi è venuta l'idea di cimentarmi con gli Spaghetti Western…chissà, vedremo.
 

CANTOCover_bassa
 

(a cura di Capitano Aldo e Sara Salaorni)

 

 

 

 

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