Intervista ai The Dolly’s Legend

Buongiorno a te Frank e ai tuoi The Dolly’s Legend! Si sente parlare un gran bene di voi, ti va di raccontarci la vostra storia?

Ciao! The Dolly’s Legend nasce nel 2007 come progetto Folk vecchia scuola chitarra-voce-armonica. Successivamente è nata in parallelo anche la band. Se dovessi definire un nostro genere direi Grunge/Blues. Adoriamo suonare dal vivo ed eseguiamo solo nostri pezzi ai nostri concerti: nessuna cover. Dal 2008 ho cominciato a produrre album e l’ultimo, Wolves’ Songs del 2019, è il sesto (ed è anche il primo con la Band). Per quanto riguarda i concerti, sempre dal 2008, ne conto all’attivo almeno centocinquanta in giro per l’Italia con uno in Inghilterra a Stockport.

Il titolo del vostro ultimo album è Wolves’ songs, ti andrebbe di analizzarlo assieme per i nostri lettori?

Wolves’ Songs è stato un lavoro lunghissimo ma che sta ripagando, fortunatamente. Avremmo avuto altre date se il Covid non si fosse messo in mezzo ma pazienza. Nel disco emerge a metà sia il mio lato “solista” che con tutta la band ed è stata la scelta più apprezzata perché tende a diversificare molto l’ascolto fra un brano e l’altro. Per quanto riguarda le tematiche dei testi ci sono moltissime canzoni che parlano, più o meno esplicitamente, di come sia dura al giorno d’oggi per quelli della mia generazione (nati negli anni ’80) ritagliarsi un minimo di dignità economico-lavorativa con frustrazioni annesse e connesse. Ma stiamo dimostrando di avere il fegato di reagire e ce ne freghiamo ampiamente vivendo la nostra vita al meglio. Almeno ci proviamo, che è la cosa importante! Fra le canzoni meglio riuscite a nostro avviso ci sono “Play”, l’ultima traccia, e “No News Today” che è il primo singolo.

Parecchi singoli hanno costellato la promozione di questo disco, l’ultimo, fresco di uscita e accompagnato da videoclip, si intitola “Lighthouse”, e se non erro porta con se una dedica speciale?

È dedicato a Chris Cornell, come tutto il disco in realtà. La dedica mi sembrava obbligatoria: Chris è stato un punto di riferimento per me musicalmente parlando. La sua musica mi ha dato l’input per scrivere e suonare seriamente. Gli devo dire un grandissimo grazie.

In questo ultimo periodo, interrotto solo dal Coronavirus, avete suonato tantissimo dal vivo. Ora che la situazione sembra stia tornando alla normalità, quanto siete impazienti di riprendere il tour?

Tantissimo ma dobbiamo un attimo riorganizzarci e abbiamo anche un altro progetto in ballo. A parte che preferirei ricominciare a suonare in uno scenario “normale” senza restrizioni, distanziamenti e quant’altro perché così è molto triste. Necessario ma triste. Non so di preciso, come nessuno secondo me, a che livello sia l’emergenza ora ma dobbiamo impegnarci tutti perché si torni alla vita di prima, solo così si vincerà e ci lasceremo questo bruttissimo periodo alle spalle.

Cosa dobbiamo attenderci per il futuro? State già lavorando ad un nuovo capitolo?

Certo! Non so quando di preciso sarà pronto l’album nuovo, dobbiamo ancora cominciare le registrazioni ma le idee sono molto chiare quindi il processo di registrazione e mixaggio non sarà lungo. Sono sicuro che entro fine anno ce la faremo ad avere il prodotto finito. Non sarà un clone di “Wolves’ Songs” ma un, spero degno, successore; non è corretto neanche dire che voglio stravolgere le regole perché in realtà in musica e in molti aspetti della vita non me ne sono mai poste e non ne ho mai seguite: ho sempre fatto, per quanto possibile, ciò che mi piaceva e che mi andava di fare. Nel bene e nel male.

Padre e musicista: come si conciliano questi due mestieri?

La parola magica è: organizzazione! Spendere al meglio ogni minuto è la chiave per riuscire a conciliare tutto quanto sia che si tratti di stare con le mie due bimbe sia che si tratti di suonare. Se si sanno anche gestire i vari contrattempi si è a cavallo… non sempre è facile e non sempre ci riesco ma comunque stiamo parlando di conciliare due cose magnifiche quindi, alla fine, non è un problema.

Grazie della disponibilità! Per concludere ti chiedo di nominarci tre canzoni, italiane o estere, che possano aiutarci a entrare nel vostro mondo!

Grazie mille a voi! Solo tre è difficile ma ci provo… “Call Me a Dog” dei Temple of the Dog, “Born to Run” di Bruce Springsteen e “Like a Rollin’ Stone” di Bob Dylan. Il classico non muore mai!

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