Recensione – “Funeral” – Dedalos

Dedalos è un musicista tedesco che definisce il suo genere come Emotional witch house. Attivo dal 2017. Nel 2020 ha pubblicato un EP Lenity e tre album Behaviour, Love e Mantra. L’ultimo EP Adrenaline è stato pubblicato nel 2021. Nel corso del 2022 ha concepito l’idea di una “trilogia della morte”, che dovrebbe realizzarsi attraverso tre album, dei quali questo musicista ha pubblicato i primi 2, ovvero Slow Death e Funeral, di cui parliamo in seguito.

Disponibile dal 14 ottobre, l’album è un affresco sonoro nel quale meditazioni, ricerche ed idee sul concetto di funerale vengono sviluppate in 14 tracce. Cold Wave, suoni anni 90, elettronica acida sono perfettamente fuse in un’ottima miscela sonora.

Funeral è un brano in cui suggestioni che hanno le radici in Closer degli Joy Division sono filtrate da elementi epici ed orchestrali, in un contesto percussivo scheletrico. La musica è in continuo crescendo ed ogni tema viene sviluppato in chiave sinfonica. Running Away, con la dolce voce di May Rei è basata su quattro note di piano che si ripetono per tutto il pezzo, e sul quale si sviluppano synth dal sapore anni 90. La voce di May Rei sembra accarezzare le note, più che cantarle. La sezione ambient attorno al minuto 1e40 è da brividi. Forever You è arcana, fa pensare agli Enigma di Michael Cretu soprattutto all’ inizio. Prevalgono, quindi, suoni acidi. Questo musicista propone interessanti tappeti sonori, che si innestano nelle sezioni in cui le percussioni sono assenti.

La ricerca di una dimensione arcana è presente anche in Ne Znayu, che è una traccia molto diversa da quelle sentite fino ad ora, per la ricerca a tratti folkloristica. Beyond dà il meglio di sé quando si muove sui suoni gravi e medi. Le parti più luminose sono a tratti marciabili e la ricerca di una dimensione epica prevale nel finale. Past si lascia ricordare per le dissonanze, che si evolvono nella ricerca della sfarzosità e dell’eccesso, a tratti caotico: è una manifestazione dell’esperienza o la rappresentazione della visibilità dell’interiorità.

Drift è quasi la seconda fase del brano precedente, ma più umbratile. You are Gone è ecclesiastica, velatamente dissonante, corale, vorticosa: le poche note del tema costituiscono solo una porta verso una dimensione nuova. La dissoluzione del sogno avviene, passando allo stato di consapevolezza. Così fa il suo corso e racconta la storia di una persona sofferente, abbandonata. Dead è ipnotica, abbastanza rumorosa, avvolge l’ascoltatore in un turbine che sembra sprofondare sempre più giù. Return è un risalire in altro, ancora nella ricerca della maestosità e della grandezza. Broken Heart fissa in una dimensione nostalgica l’album, e chiude non solo materialmente ma anche idealmente il disco.

L’album è un concentrato di originalità e di stati d’animo ed ha il vantaggio di stimolare ed illuminare la mente attraverso suoni tendenzialmente cupi. Aspettiamo con impazienza di ascoltare anche il terzo capitolo di questa trilogia.

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