Recensione: “In my defense” – Iggy Azalea

Iggy Azalea

Iggy Azalea è solo l’ultima degli artisti ad aver abbandonato il macchinoso ed ostacolante sistema delle major labels per iniziare una carriera indipendente, seguendo le tracce di colleghe come Charli XCX o Brooke Candy. Attraverso la sua nuova etichetta discografica pubblica il suo secondo album intitolato “In my defense”, uscito il 19 luglio 2019 per Bad Dreams Records ed Empire.

L’album viene pubblicato dopo quasi 5 anni di attesa dal primo progetto discografico della rapper australiana, intitolato “The new classic” (2014). In questi anni Iggy Azalea ha vissuto il raggiungimento del successo mondiale, ottenendo contemporaneamente i primi due posti della classifica di Billboard per i singoli “Fancy” e “Problem”, una nomina ai Grammy Awards e collaborazioni altamente proficue, con artiste del calibro di Rita Ora e Jennifer Lopez. Tuttavia il successo della cantante è stato presto minato da un vero e proprio bullismo virtuale da parte dei sostenitori più accaniti del rap, i quali l’hanno accusata di rubare la cultura afroamericana, mettendo in dubbio le sue qualità da rapper. Questo odio virale ha portato la precedente etichetta di Iggy Azalea (la Def Jam Recordings) a rallentare la carriera dell’artista, spostando continuamente la data di rilascio del nuovo album e dei relativi singoli, per poi annullarlo completamente (si sarebbe chiamato “Digital Distortion e sarebbe dovuto uscire nel 2016), e proporre invece un EP dal titolo “Survive the summer”, senza dargli la giusta promozione, lasciandolo quindi morire velocemente negli archivi di Spotify.

“In my defense” diventa quindi il progetto di rilancio dell’artista nel mercato, attraverso la sua nuova carriera indipendente: una vendetta personale nei confronti di tutti quelli che non hanno voluto darle la giusta attenzione o possibilità nel passato.

La prima traccia “Thanks i get” è una acida riflessione sulla reazione dei colleghi alla carriera dell’artista: Iggy non crede possibile come le persone abbiano potuto voltarle le spalle dopo aver governato le classifiche a scapito di tutti i pregiudizi, risollevando insieme a Nicki Minaj le possibilità delle rapper donne, praticamente non considerate dal grande pubblico dalla fine degli anni ’90 (I’m the one that made it possible for you to get a deal/ I’m the one that fixed your plate/I’m the one that gave you a meal/Let make myself clear). Un vero e proprio statement per iniziare un album nel quale sono state riposte molte aspettative. Spiccano anche tracce come “Just wanna” o “Fuck it up” (in collaborazione con la rapper Kash Doll), che sono dei veri e propri party anthem per gli amanti dell’hip hop new school.

La maggior parte dell’album viene prodotto interamente da Iggy Azalea e J White Did It, autore di grandi successi hip hop, come i singoli “Bodak Yellow” o “Money” della collega Cardi B. Questa intensa collaborazione fra i due artisti porta una sostanziale coerenza fra i vari brani, anche se a tratti risoluta eccessivamente monotona e prevedibile. Le basi hip hop e trap non sono eccessivamente interessanti, ad eccezione per il secondo singolo “Started”, che spicca per i ricchi bassi, che si infiltrano nell’orecchio dell’ascoltatore per creare una melodia autonoma.

Le capacità imprenditoriali di Iggy Azalea si riconoscono soprattutto nell’intenso lavoro di marketing attuato per questo album: l’artista ha cercato di infiltrarsi in ogni parte dell’Internet, diventando una costante nei mesi scorsi e facendo crescere l’entusiasmo per l’album. Sono nate così collaborazioni con icone di Youtube, come James Charles o Zachary Campbell, oppure permettendo a star amate sui social, come le drag queen di Ru Paul’s Drag Race di ottenere ruoli nei video per i singoli dell’album.

Gli artisti che decidono di intraprendere una carriera indie sono consapevoli del possibile sacrificio del successo commerciale per ottenere un maggior controllo artistico sulla propria carriera e molti di essi si rivelano dei propri modelli da seguire. Con “In my defense” Iggy Azalea ha dimostrato di essere in grado di gestire la propria immagine, indirizzandola efficacemente verso la direzione artistica da lei voluta, senza aver bisogno dei soldi delle grandi label, confidando solamente nel proprio talento e capacità.

8/10

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