Recensione: “Melodrama” – Lorde

Ella Yelich O’Connor, in arte conosciuta semplicemente come Lorde, è tornata a stravolgere il mondo del pop internazionale dopo quattro anni di assenza. Scritto fra la Nuova Zelanda (suo paese di origine) e New York, “Melodrama” è l’evoluzione naturale del suo predecessore “Pure Heroine” (2013), pubblicato ad appena 17 anni. L’album esce il 16 Giugno 2017 per Lavz e Republic Records, dopo il rilascio del primo singolo “Green Light” a marzo, e dei singoli promozionali “Liability”, “Perfect Places” e “Sober” nei mesi successivi.

Inizialmente l’album avrebbe dovuto descrivere la terra così come degli alieni l’avrebbero vissuta appena giunti sul nostro pianeta. Tuttavia il tema definitivo dell’album nasce dopo la prima rottura che l’artista ha dovuto sopportare, dopo tre anni di intenso rapporto col suo attuale ex fidanzato. Per esorcizzare il dolore Lorde scrive “Melodrama”, l’esposizione di tutti i drammi giovanili. Questi, per quanto futili o stupidi appaiano agli occhi di un estraneo, invece significano il mondo per i giovani che li vivono. Il tema non si distacca molto da quello affrontato in “Pure heroine”, ma questa volta viene esposto in un modo totalmente nuovo, ovvero come se l’album fosse una vera e propria opera teatrale (un melodramma, appunto) fatta di atti, ritornelli, e riprese. Lo si può notare fin dal primo ascolto dell’album: alcune canzoni si rincorrono, diventando in questo modo una la prosecuzione dell’altra (come “Sober” e “Sober II (Melodrama)”, vero fulcro di tutto il disco), oppure semplicemente si richiamano (come avviene per il beat di “Green Light”, audacemente ripreso in “Supercut”). Così “Melodrama” non è solo un elenco di canzoni ben delineato, ma è una storia raccontata con voci, suoni e musica.

Le prime tre tracce servono a definire le direttive del disco: “Green Light” mostra gli antefatti alla creazione dell’album, ovvero la rottura, e la necessità di ricominciare da capo la propria vita, mentre con “Sober” e “Homemade Dynamite” viene dipinto lo sfondo dell’intero album: una festa a casa di amici. Tutto l’album gioca sulla necessità dei giovani di far festa: questo viene visto da Lorde come un disperato tentativo di ricercare una protezione, un paradiso di sicurezze e noncuranze. In questo modo, puntando sulle contraddizioni, le menzogne e le conflittualità, viene sbattuto in faccia all’ascoltatore il mondo dei giovani, ma senza arroganza o criticismi, poiché Lorde stessa ne fa parte e alimenta questa catena di invenzioni. L’artista non parte solo da un punto di vista universale per rappresentare la sua generazione, ma più volte si immedesima nelle varie situazioni e propone la propria personalissima esperienza. Non a caso in questo album, rispetto al precedente, viene dato molto più spazio a ballade o canzoni più introspettive. Ne sono un esempio l’accoppiata di “Liability” e “Liability (reprise)”, oppure la drammatica “Writer in the dark”. Tutte queste canzoni descrivono la vita dell’artista durante i quattro anni di silenzio fra i due album, quando stava cercando di lottare fra la fama e l’anonimato. Così anche lei cerca i suoi personalissimi spazi magici, inventati, quelli cantati in “Perfect places”, la traccia di chiusura dell’album. Con questa canzone “Melodrama” trova una spiegazione: non è solo un descrizione più o meno oggettiva della generazione del nuovo millennio, ma è una vera e propria presa di coscienza della capacità e dei limiti dei giovani che abitano il mondo di oggi.

Acusticamente l’album risulta un’evoluzione in senso opposto rispetto a “Pure Heroine”: dove il primo disco cercava di raggiungere la massima essenzialità di suoni prodotti, qui “Melodrama” cura fino al minimo dettagli tutti i particolari di ogni canzone, rendendole tutte perfettamente coerenti ed originali. Dopo poche ore dall’uscita dell’album già in molti inneggiavano al Grammy, il quale potrebbe essere solo l’ultima delle molte onorificenze ottenute da questo capolavoro. Lo stile e l’originalità della cantante neozelandese promettevano bene sin dall’uscita della sua prima canzone “Royals”, scritta in camera sua a quindici anni e diventata una delle canzoni più vendute nella storia della musica. Con “Melodrama” Lorde ha dimostrato che il suo talento non è stato solo un’allucinazione pronta a terminare dopo il successo del primo album, ma la cantante è veramente (così come la descrisse David Bowie in persona) “il futuro della musica”.

 

 

Tracklist


1. Green Light
2. Sober
3. Homemade Dynamite
4. The Louvre
5. Liability
6. Hard Feelings/Loveless
7. Sober II (Melodrama)
8. Writer In the Dark
9. Supercut
10. Liability (Reprise)
11. Perfect Places

  • 9/10
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9/10

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