Tante collaborazioni e un disco da solista. Intervista a Fabrizio Rispoli

Fabrizio Rispoli

“White & Blue” è il primo disco jazzy-pop da solista di Fabrizio Rispoli, cantautore trevigiano che ha iniziato la sua carriera cantando nelle band di noti programmi radiotelevisivi nazionali (da “Ci vediamo in TV” di Paolo Limiti a “Il tappeto volante”, da “Quelli che il calcio” a “Viva Radio Due” con Fiorello e Baldini). Con il gruppo “Aaron Tesser & The New Jazz Affair” ha pubblicato tre album, resi noti in Italia da svariati programmi e manifestazioni (da “Montecarlo Night” con Nick the Nightfly a “Milano Jazz Festival”) ed esportati all’estero fino in Giappone, con quel tipico sound Lounge/Nu-Jazz che la sua voce contraddistingue. Il suo primo album solista, “White & Blue” contiene dodici canzoni scritte dal cantautore, spesso aiutato nei testi (nove in inglese e tre in italiano) da Cristina Pizzol e Patrizia Rossi.

Abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con lui…

 

 

Dopo tantissime esperienze nell’ambiente televisivo e molte collaborazioni con altri musicisti hai deciso di cimentarti con un progetto solista. Quali sono le principali differenze che hai riscontrato?
Beh quando varchi l‘ambiente televisivo cambia tutto: i tempi, il modo, l‘intensità del lavoro. È tutto più intenso ma anche più frenetico, almeno per quanto riguarda la mia esperienza. Tuttavia è anche molto produttivo e ti dà quella marcia in più a livello di preparazione che poi ti serve per affrontare più serenamente le difficoltà che incontrerai nel tuo cammino artistico.
Se invece intendi le differenze fra una collaborazione e il guidare un progetto proprio, si tratta alla fine di senso di responsabilità. Sebbene anche nei progetti ai quali collaboro io metta tutto me stesso, devo francamente dire che di White & Blue mi sento responsabile in prima persona. Decisioni, arrangiamenti, suoni, testi, esecuzioni e missaggi sono passati sotto il mio giudizio e in questi casi il timore maggiore è quello di essere colti impreparati. Per fortuna l‘esperienza ha fatto in modo che tutto andasse per il meglio.


“White & Blue” è il titolo del tuo disco. Lo hai definito un album che nasce dalla melodia. Come sei solito comporre i tuoi brani? Hai un modus operandi o ti affidi molto al caso?
La cosa principale è l’ispirazione. Ovviamente un brano si può creare anche a tavolino ma io sono convinto che quelli ispirati conservino un valore nel tempo che si percepisce ogni volta che li riascolti. Generalmente uso il pianoforte o la chitarra, che è il mio primo strumento. Questo se sono in casa. Spesso sono a passeggiare nel parco o con amici e nella mia testa nascono melodie che poi vado a registrare nello smartphone o nel registratore che porto con me. In generale l‘attività fisica è per me molto stimolante, soprattutto se devo scrivere un pezzo veloce, mentre in casa, seduto sul divano, le melodie si quietano e la vena creativa si dirige sul morbido. Comunque sono sempre io a dettare la direzione creativa dell‘ispirazione…o almeno credo!


Per i testi ti sei avvalso del supporto di Cristina Pizzol e Patrizia Rossi. Ce ne vuoi parlare? Com’è stato lavorare con loro?
Conosco Cristina e Patrizia da anni e collaboro con loro in diversi contesti. Tra l‘altro Cristina è anche un‘ ottima cantante ed è lei che ha duettato con me nell‘ultimo pezzo, nonostante sul disco non sia stato scritto per un errore di grafica. Sono due valide artiste, Patrizia oltre ad essere una brava cantante è anche una poetessa di pregio e ha vinto diversi concorsi di poesia. Cris è nata in Nuova Zelanda ed è madrelingua. Scrive con gusto e passione e poi è in grado di entrare capirmi immediatamente. Generalmente le do qualche indicazione sul senso del brano e quasi sempre lei intuisce il resto. Sono felice ed onorato di essermi avvalso della loro collaborazione e spero che la cosa possa ripetersi in futuro.


Sei molto apprezzato anche in Giappone, un Paese che è costantemente alla ricerca della bellezza e sempre attento alle novità. Cosa ne pensi della situazione italiana dal punto di vista artistico e discografico?
Come ho già avuto modo di dire in diverse occasioni il Giappone è un paese molto sensibile e preparato dal punto di vista musicale ed emozionale. Il popolo giapponese apprezza la buona musica, il virtuosismo, la melodia ma è severo nel giudicare il contenuto. In poche parole ciò che ascoltano deve avere un peso artistico altrimenti ti bocciano. Sono molto felice di essere entrato nelle loro grazie, anche se so di essere una goccia nel mare. Per quanto riguarda la situazione in Italia certo non siamo messi bene. Dobbiamo uscire un po‘ dal solito brodo, promuovere gli artisti veri non quelli costruiti in laboratorio e camuffati da star. Una volta uno diventava una star, adesso ti fabbricano già così. Mah! Comunque ben vengano i concerti nei locali pubblici, nei luoghi di aggregazione, nelle piazze, dovremmo finirla di fornire corsie preferenziali alla musica spazzatura e cominciare a parlare di musica importante, che ce n‘è tanta al mondo, poca in Italia. Questo discorso vale anche per la discografia annaspante che cerca nuovi talenti tra gli scarti dei talent. Scusate la crudezza ma dopo 30 anni di attività ho visto di tutto e sento di non dover niente a nessuno né di reprimermi. Sono per l‘onestà anche nella musica.


Fai anche il vocal coach. Ci spieghi come riesci a trasferire le tue competenze in campo musicale ai tuoi studenti
Innanzitutto partendo dal profondo, dal senso della musica, dal perché si fa e a cosa serve. Molte volte si parte dall‘idea di amare la musica e di volerla fare perché vediamo le star in tv, vediamo la loro vita, i loro eccessi, i loro successi e identifichiamo la musica con quello. Non è così. Quella non è la musica, quello è ciò a cui può portarti la musica, nel bene e nel male ma riguarda l‘artista. La musica è in alto e resta in alto. A noi il compito di raggiungere l’apice o il fondo, a seconda della nostra indole. Spiego ai miei allievi che la musica è un viaggio che non finisce mai e nel quale è prezioso ogni momento, anche la sconfitta. È un viaggio che ti dà la possibilità di crescere molto a livello personale e intellettuale ma dipende sempre e solo da te. Un valido insegnante è certamente d‘aiuto ma dev‘essere qualcuno in grado di trasmettere l‘idea che la tecnica fine a se stessa non è musica. La tecnica è al servizio della musica. Solo così si creano talenti che lasciano il segno.


Sei un artista da cui c’è molto da imparare, se ti chiedessimo di consigliare un artista o un buon disco ai lettori di StandOut cosa suggeriresti?
Non mi sento di consigliare un disco o un artista preferisco che ognuno sia libero di seguire il proprio istinto.  Quello che posso però consigliare ai lettori è di non accontentarsi di ciò che viene propinato dai media nazionali come il non plus ultra della musica. Li invito invece a cercare nei meandri, su YouTube, su Spotify e nelle piattaforme dove è possibile ascoltare la musica che viene rigettata dal business discografico ma che tante volte può rivelare delle chicche stupefacenti. Ricordate che la musica è formativa ma per formarvi (cioè farvi diventare migliori) ha bisogno di un piccolo sacrificio da parte vostra. Quando andate via dalla vostra “zona di comfort musicale” potrete avvertire un po’ di senso di disagio perché non riuscite a comprendere i nuovi suoni o le nuove armonie o melodie…resistete ne potrebbe valere veramente la pena.


Avremo modo di vederti dal vivo? Quali sono i tuoi contatti per continuare a seguirti?
I tempi sono un po’ complicati al momento, soprattutto per uno come me che con la sua musica originale si colloca in una posizione indefinita del gusto musicale ma credo molto in questo cammino. La mia musica si colloca di passaggio tra la musica pop e jazz e quindi ha bisogno di un ascolto un po’ più attento. Continuerò su questa strada e cercherò di promuoverla con i concerti che verranno. Vi aspetto e se volete informarvi potete contattarmi sulla mia pagina Facebook ufficiale o nel mio sito fabriziorispoli.com.
Buon “White & Blue” a tutti

 

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