Anohni – Hopelessness

Da Antony Hegarty a Anohni il passo non è stato breve: 46 gli anni di vita trascorsi nell’abito stretto di uomo, 5 gli album realizzati precedentemente con i The Johnsons. Poi, il nudo di una voce che sceglie la via della verità e della protesta, crude come solo l’invettiva artistica può essere. Si chiama “Hopelesness” la nuova fatica discografica, targata Secretely Canadian e segna uno svicolo decisivo nella produzione della dea autrice di capolavori come “You are my sister” e “Hope there’s someone”. Una svolta rappresentata da un profondo lutto per l’umanità, difesa con il dardo acceso della canzone, nel segno di un’elettronica formicolante partorita con l’intervento inconfondibile di due maghi del genere, Hudson Mohawke e Onehtrix Point. Genere qui sapientemente pretestuoso, creato a mo’ di  tessuto muscolare artificiale da cui traspirano le tragedie del mondo. Nell'habitat nuovo della voce inferocita, Anohni mette a punto un capolavoro dietro l’altro arrischiandosi tra drammi sconcertanti e emergenze irreparabili. Come nel singolo scelto “Drone bomb me”, una supplica lacerante che strazia l’ascoltatore puntellandone il cuore con i beat sotto forma di proiettili. O nella brillante “4 degrees”, in cui viene lanciato l’allarme ambientale di una specie che “brucia il cielo e la brezza”, rivelando una solidarietà totale, un’empatia squamata con pellame d’artista. Ma non sono le uniche tematiche che stupiscono per riuscita e combinazione artistica: in “Obama” il timbro greve e inaudito personifica la disillusione per l’operato del presidente degli Stati Uniti, mentre in “I don’t love you anymore” è vivo il disgelo avvertito nei confronti del consumismo, pari a quello di un’amante incompatibile al marito per assenza di desiderio di prevaricazione, qui metafora della sua ferma avversione al capitalismo. Il culmine, acido e poetico, avviene con la più distesa “Why did you separate me from the Earth”, in cui il lamento da prefica si rivolge allo strappamento tellurico dal suo ambiente natio, la Terra, luogo egualitario che la vigliaccheria umana patriarcale (“Violent men”), virale (la title track) ha progressivamente distrutto. “Hopelesness” è un lungo girone dantesco che documenta la metastasi di un mondo al collasso, incapace di affidarsi al potere dell’amore, affidato a una delle voci più emozionanti che questo millennio ci abbia regalato, unica per la sua straordinaria capacità di elettroricezione, qualità per cui riesce a navigare come uno squalo orientandosi con il campo magnetico terrestre. 

  • 9/10
    - 9/10
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