Be a Bear – Push-e-Bah

Be a Bear sembra essere più una vocazione che un imperativo per Filippo Zironi, soprattutto alla luce del suo “Push-e-Bah”, disco manifesto della duplice natura che da sempre contraddistingue l’orso, l’animale che appare in copertina e che ha ispirato il nome d’arte dell’artista. Familiarità e turbamento vanno anche in quest’occasione a braccetto, nel disco prodotto per La Sete Dischi, miscelati nel segno dell’innovazione pura, se per un attimo ci si sofferma a pensare che ogni suono avvertito proviene da un comune Iphone che molti posseggono. Sorpresa nella sorpresa, l’ascoltatore scopre anche che la bellezza di un arrangiamento nasce in una mappa nascosta nell’attico creativo di un musicista e che non sempre ha bisogno di orchestre sinfoniche per essere declinata a dovere. Perché il progetto in questione ha molto da dirci, non tanto per la sua novità strabiliante (raccogliere suoni dalla quotidianità era stata un’idea già alla base del commercio della loop station), quanto per la qualità formidabile con cui si propone nelle 10 tracce. Un percorso ricchissimo che accorpa l’ironia degli Stomp e i beat glaciali dei Matmos, il randagismo degli Isan e la magia di Yann Tiersen, senza inciampare in citazioni o sbavature. Nell’energia e nella vitalità che scorrono come linfa di brano in brano, Be a Bear governa il suono come un termostato, talora accelerandolo (come nella festosa “My lullaby”), talora scurendolo (l’arabeggiante “Fun” o l’inquieta “Striplife”), ma sempre rilasciandolo nella sua fiera indipendenza a tinteggiare le pareti. È la qualità che è l’ingrediente speciale nella tavolozza, la novità è secondaria, e a dimostrarcelo è proprio il singolo “Don’t say no”, potente come una canzone dei the Libertines, centrifugata in una vecchia tivù gracchiante. Non ci importa del futuro, perché quello l’abbiamo già intravisto: ora aspettiamo la prossima mossa, convinti che l’orso saprà ancora stupirci.

  • 9/10
    - 9/10
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