Recensione: “Off white” – Lotte Kestner (Saint Marie Records)

In uscita il 1 settembre per Saint Marie Records, il nuovo disco di Lotte Kestner si chiama “Off white” e segue, a 4 anni di distanza, il fortunato “The Bluebird of Happiness”, dal quale era stata tratta la deliziosa cover di “Halo” ripresa nella serie televisiva “The Young Pope” di Paolo Sorrentino.  Artista di gran prestigio – ha collaborato con i Chemical Brothers, Anomie Bell, Motopony, Damien Jurado – la cantautrice  californiana sembra aver deciso di accantonare per un momento le cover e dopo gli incantevoli “Stolen” (Saint-Loup Records)  e “Covers”, i suoi due libri di poesia e  una partecipazione onoraria nella pellicola  I Cannot Go On As I Am, un disco di inediti era un azzardo che sarebbe potuto risultare troppo grosso.

Ma sono sufficienti pochi secondi per comprendere che Lotte Kestner non è tornata senza avere qualcosa da dire: la sua voce serafica parla, espone, racconta, ma soprattutto sembra elevare spiritualmente, accompagnata da una pianoforte che assume il ruolo di gemello ed esprime tutta quella forza primitiva che da sempre sosta in ogni embrione di fragilità. E’ un disco che sgela la pesantezza di produzioni ultradecorate, premiando l'essenza di una vocalità piena, che  rammollirebbe persino il cuore più impietrito. Di traccia in traccia, come in un viaggio da fermi in cui ci si dirige lontanissimi per riappropriarsi di sé, “In glass” rivela coerentemente cori provenienti da altre dimensioni, che ricordano l’intensità fotografica della regia di “Les Revenants”, somigliando alla nostrana Thony e alla Joni Mitchell d’oltreoceano. Le atmosfere sono folk, con sprazzi di blues e melodramma, ma tra gli incisi si avvertono come brividi tutta la forza, l'ambizione,  la realizzazione. Nulla è totalmente nuovo, occorre precisarlo: “Ghosts” ha la spettralità eterea di Julianna Barwick, “Off White” la delicatezza femminile di Beth Orton e di Aimee Mann.

L'ascolto non è facile: la lentezza delle tracce evoca quel lento e pernicioso deteriorarsi delle peripezie umane. Ma in ogni brano, sigillato come un segreto da raggiungere con ostinazione, si ritrova la bellezza di una musica concepita e realizzata con l'animo e il dolore. Ma Anna-Lynne Williams non è certamente un’artista di facile acchito emotivo, e certamente non si sarebbe mai accontentata facilmente: gli arrangiamenti sono brillanti e ben curati (l’assolo d’archi in “Have you sailed home” è avvolgente), sempre in delicato equilibrio tra commozione e melodia, a braccetto tra tristezza ed espressività. L'emozione ripone le radici in un cantautorato che dovevamo per forza scoprire e amare già da tempo. Quelle corde di chitarra come tende filiformi introducono altrove: dove? Dovunque il cuore abbia scavato un harem per i propri dispiaceri. Il Corano ci ricorda che al collo di ogni uomo è attaccato il suo destino. Così, nell'animo di quest'album, nel suo nocciolo così prezioso e invidiabile, c'è tutta l'ammirazione e la potenzialità di evocare la poesia nel mondo come salvezza virale. E qualora  dovessimo affidarci alla geomanzia, ossia all'interpretazione di figure tracciate per terra, a quest'album spetterebbe la figura "Rubeus", nome arabo ad indicare il fuoco, l'energia collerica e indomabile. Un grido silenzioso, che si propaga esplodendo talvolta  nell'impalcatura ritmica di sezioni di archi barocche ma sempre in allineamento perfetto con l'emozione, talvolta con testi desolati o pieni di speranza. In una traccia su tutte: Another moon, brano grigio che  mette pace fra il nero dell'angosciosa realtà e  il bianco spugnoso in agnellato. Grazie Lotte Kestner per tutta questa bellezza!

 

Tracklist

Secret Longitude 
In Glass 
Have You Sailed Home 
Ghosts 
Off White 
Eight Ball 
Go To Sleep Now 
Senses 
Another Moon 
Ashland 
Boat Of Mine 
Dead/Sea 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • 9/10
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