Sanremo 2017: le pagelle di Capitano Aldo (Seconda serata)

Sanremo 2017

Maria De Filippi = scongelata, più a suo agio, anche lo sketch iniziale sembra meno grottesco dopo i primi secondi
di messa in scena. Stufa nel voler insistere con Gli eroi del quotidiano… senza ironia è atmosfera melensa. Potrebbe, a questo punto, regalarci qualche sopresa. 6

Bianca Atzei, Ora esisti solo tu = l'impronta gelatinosa e meschina dei Modà si avverte, il fetido romanticismo da discount colpisce ancora. La voce non aiuta, il già sentito suona persino riciclato. Orietta Berti avrebbe saputo fare di meglio. 4

Marco Masini, Spostato di un  secondo = alcune cose si allineano a stento è un'espressione meravigliosa, glielo 
concedo, la musica è intrigante, la voce non convince più di tanto, ma il testo esce dai soliti rigogli e cita persino le teorie degli universi paralleli. Svernato dal Giurassico, Masini si guadagna il plauso. La sorpresa del Festival.  7.5

Totti = banale, ingiustificata presenza. Riesce tuttavia a divertire quando la diabolica mente della De Filippi lo obbliga a dare il peggio di sé in una bizzarra intervista.

Nesli e Alice Paba, Do retta a te = la voce interessante ed etnica di Alice sacrificata sull'altare di un testo insipido in pieno stile Nesli. Duetto che tenta di enfatizzare collaborazioni del passato, non c'è consonanza, non c'è spirito d'insieme. Un'enorme delusione. "Volevi il cielo sempre più blu" è di una banalità schiacciante. 5

Sergio Sylvestre, Con te = somiglia alla bruttina Ti rincontrerò di Marco Carta, lui è tenero ma non si taglia con un grissino e la contrapposizione voce baritonale- brano da oblìo momentaneo lascia cicatrici più a lui che non all'orecchio, segno che l'incisione non è affatto avvenuta. 5

Gigi D'alessio, La prima stella = l'uccisione definitiva delle potenziali di un Festival. Ha a che fare con la  musica, la sua canzonetta da momento morto di pianobar all'una meno venti, come Vessicchio con il cinema porno. Inascolatibile, incommentabile. Il peggiore dell'Ariston. 2

Crozza = continua imperterrito a cavalcare il cavallo imbonitore della malapolitica, quando si muove di lato fa finalmente ridacchiare, quando denuncia fa finalmente riflettere. 6

Michele Bravi, Il diario degli errori = Sanremese, giovanile nel peggiore delle sfaccettature. Mancano la voglia
di raccontare, di esporsi, di assumersi qualche rischio che non sia quello di indossare scarpe non eleganti. 6

Paola Turci, Fatti bella per te, la sua posa sul palco è l'aplomb di chi milita nella buona musica da decenni. Il brano non è proprio impeccabile, ma ridà dignità alle donne senza frasi fatte. Difettaccio? Essere troppo ripetitiva.

Robbie Williams= dev'essersi rifatto il naso da quanto ha abusato nella sua carriera. Di irriverente è rimasto
solo il non saper dosare l'ansia da palcoscenico. L'occhio sfavillante racconta. Il suo mestiere lo fa ancora bene, nonostante di singoli decenti, nell'ultimo decennio, ne abbia azzeccati pochissimi. 6

Francesco Gabbani, Occidentali's karma = è grandioso il suo coraggio di vestire come vuole e non come gli viene imposto.
Balla divinamente e soprattutto il suo pezzo è il brano più originale per composizione e testo. Habemus il talento, augurarsi 
sia vincitore è un'invocatio utopistica? 8,5 

Giorgia= l'hit vincente è la sua, edificata su una voce incrollabile. Lei timorosa di compiere un passo decisivo e sicura nella vestaglia di superospite non si slaccia più di tanto. Ma piace, come il medley. 7

Michele Zarrillo, Mani nelle mani = non a caso, prima della sua apparizione sul palco, si ironizza sulla parola "Dinosauro": Ecco, qualcuno gli dica che mettersi da parte è una gran bell'azione, nobile, persino. Non se ne può più delle serenate anni '90, proprio no! 4

Keanu Reeves= ammazza com'è invecchiato! Garba rivederlo, la classe non si è mai annacquata. L'intervista tappa bene il buco tra un artista e l'altro, nonostante Maria tenti bene tutta la sua maestria nel mescolare le carte (e questo le va riconosciuto). 7

Chiara, Nessun posto è casa mia = la sua voce è sempre stata cristallina, ma la personalità bradipa non le ha mai pagato nemmeno il conto di un caffé.  Oramai le hanno giocate tutte, per rilanciarla in un mondo discografico che dopo xFactor l'ha abbandonata in autogrill. Neanche questa volta ci sono riusciti, e dispiace alquanto. 5

Raige e Giulia Luzi, Togliamoci la voglia = in una sola parola: imbarazzante. L'alchimia mancata, il rap inesistente di lui, il testo che si milluplica all'infinito e la presenza scenica tradotta in faccine e balletti. Caruccio l'abito di lui, ma per quello ha sbagliato occasione. 4

Brignano – Cirillo – Insinna = ritmi tenuti magistralmente, romanità pecoraccia che calza sempre bene. 7,5

Biffy Clyro = Simon Neil è di una bellezza luciferina, e la performance la dona senza strafare. Incantevole. 8

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