Intervista ad Amelia: “…in questo mestiere la scrittura fa la differenza”

Amelia

Da venerdì 14 giugno è in rotazione radiofonica e in digitale “ATOMICA” (ALTI Records), il nuovo singolo del cantautore abruzzese AMELIA. Il brano anticipa l’album d’esordio prevista per l’autunno. Ecco cosa ci ha raccontato:

 

Ti chiami Lorenzo Di Pasquale. Perché Amelia?

AMELIA è un nome nato una serata a casa con un po’ di amici. Ricordo che stavo suonando le primissime canzoni che avevo scritto e qualcuno, non so bene chi, a un certo punto mi fece: “Usa come nome d’arte il nome di tua madre!”. Illuminazione. Ammetto che ci ho pensato un po’, mi sembrava troppo “strano” usare il nome di una donna per me. Ma poi, alla fine, l’ho scelto: è un tributo ma è anche sicuramente un nome rappresentativo della mia musica, dato che anche mia madre è un’artista.

Quali sono state le esperienze che hanno segnato, maggiormente, il tuo percorso artistico?
Sicuramente le scuole superiori, quando le amicizie che feci mi portarono ad imparare a suonare la batteria prima, la chitarra e il piano poi. Lì ho fatto tutto un percorso di conoscenza musicale e approccio mentale che ad oggi ancora ritrovo utilissimo in fase di scrittura o arrangiamento. E poi tutte le fasi delle relazioni sociali. Non so, amori, esperienze e amicizie soprattutto. Sennò di cosa scriveremmo?

“Atomica” è il tuo nuovo singolo che anticipa l’album a cui stai lavorando. Come mai hai scelto proprio questo brano per presentarci il tuo prossimo lavoro?
È la prima canzone che pubblico del mio album, ma paradossalmente è l’ultima che ho scritto. L’ho cercata per un bel po’ di tempo, sentivo che al disco mancava qualcosa di energico che ho caricato per mesi come una molla. E poi di colpo, come una bomba appunto, mi è esplosa sul foglio con un super ritornello che mi si è staccato dalla testa dopo diversi giorni. Una bomba che ti si appiccica addosso come lo zucchero, direi. Forse l’ho scelta proprio perché in un momento storico dove la leggerezza vince su tutto, mi sembrava il singolo più giusto con cui presentarsi. E poi ha un ritornello che spacca!
 

Che tipo di evoluzione hai mente per l’album?
L’album è già stato completamente registrato e mixato coi miei amici e produttori artistici di ALTI records. È un album che trovo molto eclettico, schivo delle regole del mercato musicale attuale che spesso ti spinge a pubblicare tutta roba con un mood mono- direzionale. Invece qui c’è di tutto: rabbia, tristezza, allegria, malinconia. Sarà un disco un sempre in bilico tra stomaco e cuore, direi.

Cos'è per te una bella canzone?
Scrivere è un qualcosa in cui l’artista, che in qualche modo ha una specie di visione, prova a cimentarsi per amplificare al massimo determinate sensazioni provate in quella stessa visione. Che poi questa scrittura sia bella o brutta per me credo dipenda da come si incastrano voce, melodia e testo. È un’alchimia, una triade dove non può mancare neanche un singolo elemento, altrimenti la canzone cade.

Da artista indipendente quale sei, quanto pensi sia difficile farsi notare ed entrare, quindi, nel mercato discografico?
Non essendoci ancora entrato non lo so. Però per adesso dico che è difficile ma non impossibile. Sicuramente siamo tanti ed è difficile attrarre attenzione urlando in mezzo a migliaia di persone che urlano. Quindi credo che se uno non emerge sia anche un po’ colpa sua. Sai, credo bisogni insistere e soprattutto differenziarsi scrivendo: l’unica cosa che può fare la differenza in questo mestiere (e su questo ci metto la mano sul fuoco) è la scrittura.

Come sei nella vita di tutti i giorni, quali sono le cose che catturano la tua sensibilità o che semplicemente ti divertono?
Sono una persona tendenzialmente disincantata: il mondo del lavoro post universitario mi ha un po’ spento. La musica mi aiuta anche a rimanere un po’ a galla e a giocare ancora con la fantasia. Le cose che mi catturano spesso vanno cercate e scovate nei luoghi più assurdi: da cantautore un po’ “di pancia”, quale mi ritengo, me le devo anche andare a cercare per vivere cose più intense. Altre volte magari alcune cose sono lì, sul tavolo e tu decidi di scriverci semplicemente una canzone. E poi spesso ti riesce pure!

Un’ultima domanda: Cosa speri ti riservi il futuro?
 

Una canzone di quelle che rimangono.

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