Ledi – Cose da difendere

Bisogna tutelare l’autenticità come un animale in estinzione. La credibilità, la passione, quelle virtù non in vendita sugli scaffali di chi ripone il cuore nello spartito. È questo il pensiero predominante quando ci si accosta di primo acchito a “Cose da difendere”, disco d’esordio di Ledi pubblicato da Artis Records, edito da CRAMPS Edizioni e distribuito da Edel Italia. Un progetto affascinante, fitto di trame imprevedibili e colpi di scena. Fresco, certo, a tratti acerbo, ma nel senso migliore del termine: l’indecisione, i tentennamenti di “Com’era prima” ricordano Luca Carboni e i Baustelle dei primi album, “Quello che sta in aria” l’Emiliana Torrini più motivazionale, anche se è con “Cose da difendere” che il disco prende il largo. È proprio quando l’elettronica interviene a tenere testa a liriche che non si ingolfano, infiammando il distintivo della personalità, che il disco si mostra nella sua straordinaria pelle morbida, mai opaca, nella sua sensibilità ricercata che suona ugualmente minimale, spoglia di costrutti farseschi, bella nella sua tenerezza. Complici i ritocchi ingegnosi del talento di Mattia Cominotto e di Chiara Enrico, le melodie non infiacchiscono l’ascoltatore, concentrato sulla preziosità delle parole, al contrario: lo accompagnano, gli indicano la via, come nella fiabesca “Penelope” o nella riflessiva “Un tempo”. A chiudere, invocata dalle trame precedenti, una splendida “Zemra Ime”, ballata cantata in albanese che sviscera l’eleganza di Ivo Gamulin vellicando le sonorità etniche di “Medina” di Pino Daniele. La strada è stata spianata: ora c’è solo la delizia di percorrerla.

 

  • 8/10
    - 8/10
8/10

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