Recensione “Witness” – Katy Perry (Capitol Records)

“Divertente e dance, oscuro e luminoso”. Erano state queste le parole della cantante statunitense Katy Perry a inizio maggio in un’intervista rilasciata a Entertainment weekly. L’album fluttuante nell’aria era “Witness”, quinto episodio discografico targato Capitol Records che vanta ben quindici brani al suo interno ed è capitanato dal singolo trascinante “Chained to the Rythm”. Co-prodotto dall’infallibile Sia, sempre più stackanovista e poliedrica, e in duetto con il figlio del leggendario Bob Marley, Skip Marley, la canzone non era stato il grande ritorno in scena dell’autrice di tormentoni come “Fireworks”, “Hot ‘n cold”, “Teenage dream” che tutti si aspettavano. Un po’ sottotono, o semplicemente distante da quelle che erano state le premesse (un pop impegnato, sociale, avanguardista quel che bastava per ridefinirne contorni e direzioni), il brano aveva comunque avuto un video meraviglioso grazie al quale rifarsi una verginità qualitativa, esplicata più visionariamente in immagini di denuncia neanche troppo celate (la metafora del luna park razziale come l’America di Trump meritava un applauso ulteriore). Giunti al portone del disco, troppo scollegato per essere un concept ma troppo pomposo per essere solamente una manciata abbondante di canzoni accorpata in un LP, ciò che si ascolta è da un lato sorprendente e dall’altro poco convincente, in un amalgama curiosa e affascinante, aggettivi che associati al ‘pop’ di grande diffusione risultano sempre meritevoli di approfondimento. La stessa title-track è emblema di questa direzione: canta che non ha tempo per rendere giusta la vita, la vuole soltanto vivere
Preoccupazioni e chimere dell'animo si concatenano poco teneramente e in maniera ricercata per dar vita a un episodio grazie al cielo poco riuscito per essere apprezzato dal mainstream, ma che ha dalla sua parte il carapace dell'onestà. Pur tentennando e apparendo in alcune vesti più Ivi Adamou che non la stessa autrice di “Rise”, con “Hey hey hey” gioca la carta  di un'elettronica perfettamente fuori controllo, poi dominante e perfetto palcoscenico per balli e ancheggiamenti già visti, trucco che ripropone con “Swish swish” e “Mind maze”, gracile e orecchiabile, sì, ma giusto a bordo piscina. Le sorprese, in tanto preparato in polvere, chiaramente non possono starsene in disparte. “Miss you more” e “Power”, in un certo senso, agiscono in questa direzione. La prima somiglia al nuovo tracciato intrapreso da Miley Cyrus. Il dubstep è sempre roteante nell'aria, come a comunicare alla cinepresa quando debba accadere il passaggio dal bianco e nero delle folgorazioni anni '70 a quello dei festini degli anni zero. Nella seconda, invece, l'irregolarità del brano concorda con il discorso di un pop disobbediente. Ne esce una traccia efferata, esagerata, grottesca e puramente uno degli episodi migliori. L'elettronica si fa bubolo, quasi catastrofistica, macchiettistica, ma misteriosa, evocativa, a tratti intensa sul serio. Quando si offre l’opportunità di rischiare senza rete protettiva, la Katy Perry che ricordavamo sensuale tra gelati danzanti con braccia e volti, mette a segno canzoni alate, corpose di suoni ragionati e ben calibrati, incalzanti e innovativi (“Tsunami”, su tutte, ma anche “il chiacchierato featuring-dissing con i Migos in “Bon appétit” o la snobbata Lordiana Save as draft”). Nel miracoloso raccoglimento finale, quando si toglie di dosso la maniacale veste popereccia, la fortezza si espugna dall'interno, nell’occhio da cercarsi nella bocca. E ci si rende conto che la carne sul fuoco è veramente troppa, tanta per dare un giudizio omogeneo al lavoro. Da un lato molti brani non lasciano il frastuono festante che i precedenti beat mozzafiato lasciavano nelle orecchie per intere stagioni; dall’altro, però, attraverso errori e sperimentazioni da definire maggiormente, si può scorgere una Katy Perry che ha veramente voglia di rimettere in gioco il ruolo di donna e di musicista nel music business spietato e maschilista dei nostri giorni. 

Tracklist

1. Witness
2. Hey Hey Hey
3. Roulette
4. Swish Swish feat. Nicki Minaj
5. Déjà Vu
6. Power
7. Mind Maze
8. Miss You More
9. Chained to the Rhythm feat. Skip Marley
10. Tsunami
11. Bon Appétit feat. Migos
12. Bigger Than Me
13. Save As Draft
14. Pendulum
15. Into Me You See

 

  • 7/10
    - 7/10
7/10

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