Recensione: “Younger now” – Miley Cyrus

 

Sesto album in studio per Miley Cyrus, “Younger now” è stato pubblicato il 29 settembre 2017 dall’etichetta RCA Records e segue, in uno sfalsamento più che apprezzabile, lo sperimentale “Miley Cyrus & her dead petz” del 2015 e il pluripremiato “Bangerz” del 2013. Ritornata a collaborare con il produttore Oren Yoel, anticipato dalla title track, “Malibu” e il singolo “Inspired”, l’ex Hannah Montana sembra aver trovato un punto di partenza proprio dalla risorsa più preziosa avvicinabile: sé stessa. Che il pop fosse una veste troppo stretta l’avevamo già intuito nella brillante collaborazione con French Montana (“FU”) e negli scampanellii umorali di “4×4”, con “Younger now” l’artista di “Wrecking ball” è tornata alla balconata del suo cuore con un disco che tiene caldo al cuore con venature naturali e semplici. Già dall’apripista, infatti, canta di essersi risvegliata da un torpore che è stato un allontanamento dalla serenità per molto tempo. La precedente rottura con il fidanzato sembra aver ritrovato nell’animo della cantante una cucitura provvisoria e ben stabile. La sua voce emana voglia di ricominciare, e quella vocalità è al solito ben centrata, energica, avvolgente. Con “Malibu” s’intravedono proprio  i colori sgargianti di una prateria, le sue screziature corallo lasciano che il country rientri dalla porta d’ingresso dopo averlo abbandonato dai fasti disneyani. Il figliol prodigo si rimette nella tasca e nel cuore di Miley per imbandire una tavola assortita e variopinta, che senza troppe pretese coinvolge e convince, anche a questo giro. Nei tempi avvelenati che corrono e sorpassano, agli artisti è richiesto un sacrificio totale. Facendo spallucce di quest'infestata responsabilità, Miss Cyrus si siede tra i fili d'erba e suona la sua chitarra in pace con sé stessa. E ci piace così. Non mancano le sorprese, nonostante il clima piacevolmente scorrevole e senza picchi cristallini. Troviamo, ad esempio, un brillante duetto in compagnia della leggendaria Dolly Parton in “Rainbowland”, soffice nelle sue intenzioni e meravigliosamente riuscito. La cantante ci canta che è tempo di risvegli e di cambiamenti, e sceglie tinte R&B e ingenuamente pop per ricordarlo. Brani trasorieri di gradevolezza e trasognati come “Week without you” o al contrario più drastici ed energici come “Thinkin” ribadiscono il cuore ha bisogno di amore per svolgere i processi vitali. Una rete di affetti e di ritrovamenti. Intrighi non sempre nel segno dell’eccellenza, certo (l’anonimato è latente in tracce come “Bad mood”, controfigura di “Jolene” o in “Love someone”, versione sciacquata di Nirvana utopistici), ma segno incancellabile di un animo fragile che può ancora riabbracciare le nuvole con la speranza, in fondo, di non dover più rispondere a palati diversi dal proprio. Ne esce un un disco nitido, che ha la sola pretesa di essere e di potersi esprimere. La si lasci essere quello che vuole.

 

Tracklist

1. "Younger Now"
2. "Malibu"
3. "Rainbowland" featuring Dolly Parton
4. "Week Without You"
5. 'Miss You So Much"
6. "I Would Die For You" 
7. "Thinkin'"
8. "Bad Mood"
9. "Love Someone"
10. "She's Not Him"
11. "Inspired"

  • 7/10
    - 7/10
7/10

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