Giulio Wilson, tra musica e vini biologici

Giulio Wilson

È uscito "Soli nel Midwest", il primo album di inediti di Giulio Wilson. Un disco caratterizzato da sonorità country, espressività di un mondo rurale di cui Wilson fa parte, un punto d'incontro tra Nashville e la campagna toscana, tra l'Italia e l'America, una fusione di melodie italiane e sonorità internazionali tipiche della musica folk come Banjo, Steel Guitar e chitarre resofoniche. Per realizzare questo album Giulio Wilson si è avvalso di collaborazioni importanti: lo scrittore Roberto Piumini, il produttore musicale Eddy Mattei, il chitarrista Marco Di Maggio, la voce e la scrittura di Bobby Solo.

 

Ciao Giulio, nella tua biografia leggo “musicista unico nel suo genere, singolare per molti, amico per qualcuno, babbo per uno solo”. Ti va di raccontarci la tua storia fino a qui?
Ho una vita abbastanza ricca di esperienze. Sono cresciuto in campagna, ho vissuto poi 13 anni vicino a Novara e infine sono tornato in Toscana, dove mi sono laureato. Ho sempre suonato tutta la mia vita. Ma dentro di me non c'è solo Giulio Wilson cantautore, esiste anche un enologo e produttore di vini biologici. Non contento gestisco da 7 anni un noto ristorante in centro a Firenze. Diciamo che stare fermo non è il mio forte!

È uscito il tuo disco d’esordio “Soli nel Midwest”. Com’è nata l’idea di questo titolo?
È un titolo aforistico per denunciare che nonostante tutto quello che abbiamo siamo spesso lasciati in balìa di noi stessi. Si respira molta cattiveria in giro e stiamo vivendo un periodo di involuzione culturale, un regresso. Sappiamo tutto di tutti ma poco di tutto. Il midwest è il mondo che viviamo quotidinamente. Sono amareggiato e asuefatto dalle critiche e dalla cattiveria che a volte si sente, che si legge sul web e persino da quest'ultimo referendum. Le nostre abitudini sono cambiate radicalmente da quando la tecnologia è entrata a far parte della nostra quotidianità. Questa scatoletta parlante che tutti abbiamo in tasca ci rende meno propensi alla riflessione, ci ha resi schiavi e spesso siamo soli perche per quanto mi riguarda i rapporti virtuali non sono paragonabili a quelli reali. Lo sapevi che i rapporti sessuali nei giovani stanno diminuendo drasticamente?

Ascoltandolo si sentono tantissime sonorità tra le quali prevalgono senza dubbio quelle country. Sei riuscito a far suonare violini con steel guitar, banjo con pianoforti, chitarre resofoniche con mandolini. È stato difficile far combaciare tutto e ottenere questo risultato finale?
Non è stato semplice unire la melodia italiana ai suoni tipici del country. Diciamo che ho azzardato accostamenti insoliti, ho perso molto tempo per trovare il sound giusto, quello che avevo in testa. Spero di essere riuscito a trovare un punto di incontro tra Nashville e la campagna toscana, ho creato sonorità che mi rappresentano: vivo e sono stato cresciuto a pane e olio, in campagna!


Ti sei avvalso di collaborazioni importanti: Roberto Piumini, Eddy Mattei, Bobby Solo… come sono nate? Ti va di parlarcene?
Quando penso a Bobby Solo mi viene sempre il sorriso. 
Questa estate ho aperto i suoi concerti in giro nelle piazze d'Italia ed è stata un'esperienza molto divertente. Tutto è cominciato quando gli mandai dei miei provini da ascoltare, lui dopo nemmeno un giorno mi chiamò al telefono facendomi tanti complimenti e cosi tra una chiacchiera e un'altra abbiamo deciso di scrivere un brano assieme. Non tutti gli artisti sono disposti a collaborare con emergenti, anzi quasi nessuno, Bobby invece non si è tirato indietro. Quando ero piccolo mia madre prima di andare a letto mi leggeva un libro di filastrocche il cui autore era un certo Roberto Piumini; oggi a distanza di trent'anni ho l'onore di poter cantare un brano il cui testo è scritto da lui.
 Roberto è una persona speciale, dispone di una sensibilità pazzesca ed è molto veloce a scrivere. Lo contattai inviandogli dei provini da ascoltare e lui dopo aver voluto conoscermi di persona ha deciso di utilizzare la sua preziosa penna, firmando il testo di “parole tra noi”, un brano molto emozionante. Eddy Mattei è diventato un amico, ci siamo conosciuti per caso ad una scampagnata organizzata dalla Legambiente, sapevo che lavorava con Zucchero da anni. Gli ho mandato dei miei provini ed essendoci un feeling musicale abbiamo scritto e arrangiato assieme alcuni brani. Marcello Franzoso è un musicista e produttore di ottimo livello, abbiamo registrato le voci e le chitarre nel suo studio. Non sono le uniche collaborazioni dell'album, ci sono anche grandi artisti come Marco di Maggio, uno dei migliori chitarristi italiani, Walter Sacripanti che ha suonato con Ivan Graziani, Federico Biagetti, Matteo Giannetti e Riccardo Dellocchio.

C’è un brano “peculiare” che in qualche modo racconta la tua essenza?
Non c'è un brano in particolare, sicuramente sono molto legato al brano che si chiama “VIVO”. È un brano apparentemente triste ma invece nasconde propositività: toccare il fondo per poter darci una spinta e risalire, per sentirci vivi, per stupire noi stessi.

Quali sono le realtà della scena musicale italiana che ti convincono di più?
Ho difficoltà a rispondere, ultimamente mi sono piaciuti diversi emergenti che secondo me faranno strada come Federico Motta, Lucio Corsi e Braschi.

Sei laureato in enologia. Come unisci le tue due passioni?
Sì, la musica ha sempre avuto un ruolo importante nell'agricoltura, tra i contadini. La mia nonna romagnola, è vissuta in una famiglia di contadini e cantare era una cosa del tutto normale. Non esistevano computer, una volta si cresceva, si lavorava, si festeggiava e a volte ci si innamorava pure, con il trescone, la quadriglia, la galopa, la furlana e pure la manfrina (ballata lunga e interminabile da cui il famoso detto “che manfrina”). Anche la musica che faccio io, country, richiama molto l'ambiente agricolo, certi suoni rurali mi rappresentano, sono cresciuto a pane e olio, in campagna, come si suol dire “ a suon di…” certe atmosfere. L'assonanza tra la mia musica e la viticoltura esiste anche in termini di qualità. A me piacciono le cose fatte bene, curo in maniera maniacale gli arrangiamenti e produco vini biologici di qualità. Faccio scelte etiche, a volte con del sacrificio. Non tutte le persone sono attente a quello che ascoltano, a quello che mangiano o a quello che bevono. Trattarsi bene penso sia un fattore fondamentale per poter poi vivere bene e dovrebbe essere il primo diritto umano del pianeta, ma purtroppo non è cosi. Noi tutti abbiamo la possibilità di scegliere, come trattare noi stessi penso che sia uno dei privilegi più grandi. 


Si è concluso da poco il tuo Uniweb Tour, durante il quale hai suonato nelle radio delle più importanti università italiane. Che esperienza è stata?
Sicuramente positiva, il tour era ben organizzato ed è sempre un piacere incontrare giovani nelle principali Università italiane. A ogni Radio ho regalato una mia piccola performance live.

C'è un messaggio particolare che vorresti lasciare in conclusione ai visitatori di StandOut?
Il mio album si apre con questa frase: “quello che dai indietro avrai, brillerà l'oro un giorno ma l'unica ricchezza è ciò che sei”. Non affidate la vostra sensibilità, le vostre passioni, la vostra felicità in mano a qualcuno. Qualsiasi persona domani potrebbe cambiare, potreste non fidarvi più di lei o semplicemente potrebbe non essere più al vostro fianco. Tenete queste cose strette al vostro corpo e cercate di offrire sempre il meglio di voi stessi a tutte le persone che incontrerete.

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